Trombosi sospette dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca: questa la causa che ha spinto l’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, a sospendere in via precauzionale su tutto il territorio nazionale l’inoculazione di questo vaccino, in attesa di un pronunciamento, a breve, dell’Ema, l’Agenzia Europea dei Medicinali. Gli eventi avversi registrati dal sistema di vigilanza europeo al 10 marzo sarebbero una trentina su 5 milioni di persone vaccinate. Ma cosa sono le trombosi? E qual è la normale incidenza di questa patologia cardiovascolare in Italia? Roberto Parisi, internista angiologo Uosd di ipertensione e patologie Endocrino metaboliche Angiologiche, e consigliere dell’Ordine dei Medici di Venezia, fa un po’ di chiarezza. «Le trombosi – spiega – sono coaguli che si formano in vene o arterie, se nelle vene in genere agli arti inferiori. Quando un pezzetto di questa trombosi si stacca e va verso i polmoni abbiamo l’embolia, che può avere anche effetti molto seri».
Le cause delle trombosi. Tante le cause che possono determinare questa patologia. La triade di Virchow descrive tre grandi categorie di fattori che contribuiscono alla trombosi. «Da una parte – prosegue il dottor Parisi – c’è la stasi, cioè il sangue che sta più fermo. E questo è dovuto, ad esempio, allo stare fermi troppo a lungo in una posizione obbligata. Magari perché si è a letto dopo un intervento chirurgico o in un viaggio aereo troppo lungo. Dall’altra ci sono i danni all’endotelio (rivestimento interno dei vasi sanguigni, ndr), che possono essere causati, anche qui, da un intervento chirurgico, da un trauma, o anche da un’infiammazione e da un’infezione batterica. Infine l’ipercoagulabilità, cioè la tendenza che questi coaguli si formino di più, per cause congenite o acquisite».
Uno/due casi l’anno su mille persone. È, dunque, tutta una serie di fattori, anche tra loro concatenati, che può scatenare l’evento trombotico. «Questa patologia purtroppo – sottolinea l’angiologo – è estremamente frequente nella popolazione generale: ne troviamo tante. Su mille abitanti abbiamo 1-2 casi di tromboembolia l’anno; in una città di 100mila abitanti me ne aspetto tra le 100 e le 200 l’anno. Un numero non banale». Quello che, invece, è già di sicuro dimostrato è che la trombosi può essere una conseguenza del Covid. «Succede quando – aggiunge il dottor Parisi – si scatena una tempesta infiammatoria. La reazione all’infezione porta alla formazione dei coaguli. Il Covid scatena le trombosi per molte ragioni: l’infiammazione, ma anche l’allettamento e il fatto che il virus colpisca pazienti anziani, già più a rischio trombosi ».
Le domande dei pazienti. Decine le telefonate di pazienti preoccupati che arrivano al dottor Parisi in questi giorni, pazienti che hanno avuto trombosi in passato o che stanno seguendo un trattamento anticoagulante. «La domanda più frequente – racconta – è: dottore mi posso vaccinare? La mia risposta è sempre la stessa: certo, sì, si deve vaccinare. Il Covid dà parecchi rischi trombotici, ancora maggiori nel paziente che ha già subito questi eventi in passato. Quindi meglio prevenire». Anche per chi segue trattamenti anticoagulanti il consiglio è lo stesso: fare il vaccino «ma con qualche accortezza in più – dice il medico – come ad esempio non prendere il farmaco appena prima dell’iniezione o, se in trattamento con Coumadin, fare prima qualche controllo per vedere di non essere in sovradosaggio, infine fare 5 minuti di compressione nel punto di inoculo del vaccino. Ma queste sono tutte cose che appurerà il medico vaccinatore quando farà l’anamnesi del paziente». Ma questi pazienti alla fine si convincono? «Devo dire di sì – conclude il dottor Parisi – se ne vanno più rassicurati e tranquilli. Il dubbio è legittimo: tutto ciò che facciamo ha rischi e benefici che noi valutiamo, come mettendoli su una bilancia. In questo caso i benefici del vaccino sono ben più elevati dei rischi del Covid». (GV)