«Le meduse non pungono, ma rilasciano, attraverso i propri tentacoli, una sostanza urticante che provoca dolore. Oltre al dolore, che non dura più di una trentina di minuti, nella zona interessata, possono comparire dei ponfi più o meno estesi, cioè tante piccole bollicine. La prima cosa da fare è stare calmi, perché nella maggioranza dei casi, sia per gli adulti che per i bambini, il problema si risolve velocemente, senza conseguenze, anche senza necessità di rivolgersi al Pronto Soccorso».
Lo suggerisce Nicola Bortoli, medico del 118 di Venezia, a proposito di una delle più consuete e fastidiose sorprese quando si fa un bagno in mare.
Ecco come agire, spiega Bortoli: «Non bisogna toccare la zona irritata, perché in questo modo si può estendere il dolore alle altre parti del corpo che tocchiamo. Si consiglia di bagnare la parte interessata con l’acqua di mare, evitando sia l’acqua dolce che il ghiaccio che, a differenza di ciò che si potrebbe immaginare, intensificano il problema invece di attenuarlo».
Nella fase acuta si possono anche utilizzare dei dispositivi composti da gel astringenti a base di cloruro di alluminio facilmente reperibili nelle farmacie.
«Nel momento in cui la persona colpita dalla medusa mostra sintomi più importanti, come difficoltà respiratoria, rossore e sudorazione profusa, c’è il rischio che sia reazione allergica: in questo caso si consiglia di chiamare il 118 o di rivolgersi immediatamente al Pronto Soccorso».
Per quanto riguarda i bambini, i consigli sono gli stessi che per gli adulti. Se, però, la zona interessata dalla irritazione è particolarmente estesa, si suggerisce anche la valutazione da parte di un pediatra.
«Si ricorda, infine – conclude Nicola Bortoli – che nei litorali veneziani sono attivi dei punti di intervento infermieristici e sono presenti nei presidi ospedalieri i servizi di medicina turistica. Sono attivate, inoltre, da parte della Azienda sanitaria delle convenzioni con i medici di famiglia per cui anche il turista può recarsi tranquillamente ed essere seguito a livello ambulatoriale».