Solo in pochi riescono ad essere occupati durante la giornata. Poche unità nelle attività di laboratorio e una cinquantina nei lavori legati ai servizi carcerari. Tutti gli altri non fanno nulla.
In questa “fotografia” sta buona parte del problema delle persone detenute nel carcere di Santa maria Maggiore.
La “fotografia” è fatta da Nicola Pellicani, deputato veneziano in forza al Pd, che la mattina di Natale ha visitato la casa circondariale veneziana. «Ho trovato – dice Pellicani – una struttura dignitosa, curata, ma decisamente obsoleta che, a quasi cento anni dalla sua attivazione – avvenuta nel 1926 – è complessivamente inadeguata ad accogliere un carcere».
La carenza di occasioni di lavoro all’interno del carcere, propone Pellicani, si affronta ampliando «i progetti di collaborazione anzitutto con il Comune, con il mondo del volontariato e cooperativo che. Non dimentichiamo la funzione rieducativa della pena, previsto dalla Costituzione (art 27). Ma i dati purtroppo dimostrano come le percentuali di recidiva in Italia siano ancora molto elevate, attorno al 70 per cento. Bisogna fare di più».
Poi c’è la questione del sovraffollamento, cronica a Santa Maria Maggiore. Attualmente sono ospitati 249 detenuti a fronte di 161 posti: 96 sono italiani, mentre i 153 stranieri sono di varie nazionalità, tra cui 34 tunisini, 25 rumeni, 25 albanesi, 16 marocchini.
«La direzione e il personale tutto – prosegue il deputato – fanno miracoli per cercare di far funzionare al meglio il carcere, ma i limiti appaiono evidenti, anzitutto nella struttura. Perciò presenterò un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia per sapere cosa intende fare del Piano Carceri, fermo da troppo tempo, e per chiedere maggiori risorse da destinare al lavoro per i detenuti».