Bisogna che le donne straniere migrate in Italia, specie se mamme di bambini e ragazzi, vengano messe nelle condizioni di poter parlare l’Italiano. Lo dice il Patriarca, che ritiene sia questa una delle condizioni concrete che rendono possibile una civile convivenza e una reale integrazione.
«Una condizione – spiega il Patriarca, mentre interviene alla Festa del Creato, domenica pomeriggio ad Altino (un ampio servizio nel prossimo numero di Gente Veneta) – che ha a che fare con il rispetto di genere e con i diritti di genere. Ed è una richiesta che va accolta e sostenuta, in particolare, dai nostri fratelli islamici. Perché è evidente quant’è importante che sia la donna a saper parlare italiano».
Competenza linguistica fondamentale per poter relazionarsi con la scuola dei figli, il vicinato, i negozianti, il medico, gli uffici… «Non basta che sia l’uomo, non basta che sia un genitore – sottolinea mons. Moraglia (qui nella foto con Enrico Giovannini e Fabio Pranovi, del gruppo diocesano Stili di vita) – perché grande e non relegabile in un angolo è la portata educativa della donna in una famiglia».
Sul tema dell’integrazione dei migranti – tema che fa parte di una più ampia ecologia umana – c’è anche l’osservazione dell’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, anch’egli ad Altino per dialogare con il Patriarca: «Dibattiamo lungamente sul tema dello ius soli quando abbiamo il 35% di ragazzi, che noi chiamiamo ancora stranieri, che abbandonano la scuola prima di ottenere un diploma. Nella migliore delle ipotesi, così facendo, stiamo producendo una forza lavoro inadeguata; nella peggiore stiamo generando le nostre banlieu».