Sono partiti. Anche i 15 migranti rimasti per più giorni ospiti della parrocchia di Gambarare hanno trovato una collocazione.
Poco dopo mezzogiorno di lunedì sono perciò partiti per la loro nuova destinazione. Delle 212 persone che la sera di giovedì scorso sono state accolte dalle parrocchie di Mira e dintorni sono ora rimasti in cinque, ospiti per alcuni gironi ancora di Casa San Raffaele, la comunità di prima accoglienza per migranti e profughi, realizzata dalla Caritas veneziana a Mira Porte.
Le persone ospitate dalle comunità cristiane – si ricorderà – erano così distribuite: 55 a San Nicolò di Mira, altre 45 nel patronato di Gambarare e ancora 47 in quello di San Pietro di Oriago; 45 a Borbiago e 20, infine, in Casa San Raffaele.
«È fondamentale che tutti i Comuni, e non solo quelli più grandi e sensibili o remissivi, accettino il modello dell’accoglienza diffusa»: lo aveva sottolineato mons. Dino Pistolato, Vicario episcopale per gli Affari generali, che ha coordinato, per conto del Patriarca, l’accoglienza di emergenza nelle parrocchie dei 212 migranti di Cona: «La buona conclusione di questa protesta, sarà il modo migliore per evitare che diventi uno spunto per emulazioni».
«Come Chiesa di Venezia – ha rimarcato mons. Moraglia nelle ore successive – abbiamo cercato di alleviare una situazione che rischiava di deflagrare: è stato un intervento di tipo emergenziale, messi di fronte ad una situazione singolarissima – di vera difficoltà ed emergenza oggettiva, che rischiava di “incartarsi” e di aggravarsi ulteriormente – a cui abbiamo offerto una risposta con la disponibilità dei nostri parroci che ringrazio, insieme alle loro comunità, per l’aiuto dato con prontezza».