Dentro al cuore per “bruciare” le aritmie: all’Angelo gli elettrofisiologi dell’Ulss 3 Serenissima sperimentano, per le operazioni di ablazione delle aritmie cardiache, nuove “sonde” con sensori in diamante nella punta. “Con questi nuovi strumenti – spiega il Primario di Elettrofisiologia Sakis Themistoclakis – diamo efficacia ancora maggiore ai nostri interventi. Come con i cateteri tradizionali, anche con questi nuovi cateteri ci spingiamo, attraverso le vene, fino all’interno del cuore. E con la punta del catetere andiamo in sostanza a praticare delle ablazioni, volgarmente delle ‘bruciature’, su punti precisi delle pareti interne del cuore, proprio quelli da cui partono gli impulsi che provocano l’aritmia. La punta dei nuovi cateteri, che stiamo sperimentando, ci consente la migliore efficienza nella realizzazione di queste piccole bruciature che, per spegnere definitivamente i segnali dannosi, devono essere precise, profonde e durature”.
Il terminale del nuovo catetere, con sensori realizzati in diamante industriale, consente una accurata rilevazione della temperatura del tessuto. E in funzione di questa, la nuova tecnologia è in grado di autoregolare automaticamente la quantità di energia rilasciata. Si migliora in questo modo la trasmissione del calore alla parete del cuore, consentendo di eseguire ablazioni in modo più rapido, ed evitando di provocare sui tessuti un surriscaldamento non necessario e potenzialmente pericoloso. La rapidità di esecuzione, commenta il Primario, è forse il vantaggio principale apportato dal nuovo catetere: poiché la sua capacità ‘distruttiva’ è più efficiente, ogni singola ‘bruciatura’ – se ne praticano decine dentro al cuore in un intervento di ablazione sulla fibrillazione atriale – può essere prodotta ora in alcuni secondi, riducendo significativamente il tempo per eseguire l’intervento rispetto a quanto avviene con i cateteri tradizionali.
Lo studio “Diamond-AF” ha appunto il compito di misurare e certificare l’efficacia della nuova tecnologia, di produzione statunitense. La sperimentazione di questi nuovi cateteri, non ancora avviata negli Stati Uniti, in Italia è in corso in due soli Centri, al Centro cardiologico Monzino di Milano e, appunto, all’Ospedale dell’Angelo: “Gli elettrofisiologi dell’Ulss 3 Serenissima – sottolinea il Direttore Generale Giuseppe Dal Ben – danno un’altra dimostrazione dell’autorevolezza del loro lavoro e della stima di cui godono, partecipando in via fattiva e concreta al progresso della ricerca in tecnologia di frontiera. Se è a Venezia che si svolge ‘Venice Arrhythmias’, l’evento biennale che nell’ultima edizione ha visto partecipare 1500 specialisti, è perché negli Ospedali di questa città l’innovazione continua, e dà sostanza alla tradizione. Il lavoro e la qualità dei nostri specialisti producono così, in questo settore, risultati di vera eccellenza, che poi hanno ricadute concrete e vitali sulla salute delle persone”.