In questa terra americana, impero in decadenza, sono nascosti due piccoli segreti che aiutano a vivere giorno dopo giorno. Incastonati e protetti nelle pieghe della lingua quotidiana, sono un mantra che si ripete ogni volta che ce ne sia l’occasione.
“Good bye I love you” e “Bless you”. Parole importanti nell’America delle grandi contraddizioni. I ragazzi che alla mattina lasciano i genitori davanti alla porta della scuola, invariabilmente li salutano con un “good bye, I love you”, “ciao, ti voglio bene”. È diventato un modo di dire, accoppiato con l’arrivederci, quasi detto senza pensare. Ma forse no. Non è solo un modo di dire.
La prova: dopo le tragiche sparatorie nelle scuole, i parenti delle vittime ripetono sconsolati, “rimpiango che di non aver detto che gli volevo bene”. Senza dubbio, ognuno di questi genitori davanti alla scuola deve scacciare ogni mattina l’incubo della sparatoria nella scuola di Parkland, che fece 17 vittime nel 2018.
Tutti sanno che dopo uno starnuto, gli italiani invocano la salute, mentre gli inglesi invocano la benedizione del Signore con un “bless you”.
Anche questo solo un modo di dire? No, se si pensa che nei momenti di paura più profonda, dalle torri gemelle fino ad ogni uragano o tempesta che terrorizza fin nelle viscere, nessuno, neanche gli atei, neanche i cinici, rifiuta un “God bless you”. Lo si dice a chiunque, conoscenti ed estranei, mentre si fanno ansiose provviste nei supermercati o alle pompe di benzina.
In questo tempo di Natale, si coltivano le piccole speranze, visto che le grandi deludono. Anche quelle nascoste nella lingua quotidiana.
Ilaria Serra
(Florida, Stati Uniti)