Lo vediamo spesso accanto al Papa, soprattutto durante la celebrazione della Messa, a Roma e nei viaggi all’estero. È mons. Guido Marini, genovese, Maestro delle celebrazioni liturgiche del Papa. Invitato dal Patriarca Francesco in Seminario a Venezia, ha tenuto martedì 5 novembre una lezione ai seminaristi sull’Ars celebrandi, cioè l’arte del presbitero nel condurre e presiedere la liturgia. Il Maestro delle celebrazioni ha poi concluso la sua visita con la celebrazione della Santa Messa nella cappella della Trinità, luogo nel quale aveva accompagnato, nel 2011, Benedetto XVI per la benedizione dopo i restauri. Di famiglia toscana, ma trapiantata a Genova, nato nel 1965, ordinato sacerdote dal Cardinale Canestri, di cui è stato anche segretario particolare già da seminarista, ha svolto diversi servizi. È stato nominato da Benedetto XVI Maestro delle celebrazioni il primo ottobre del 2007, incarico che conserva ancora oggi. Cruciale il suo ruolo, nel corso del Conclave. Il maestro per tradizione resta solo con il nuovo Papa nella “stanza della lacrime”, piccola sagrestia adiacente alla Sistina, dove l’eletto indossa gli abiti papali per la prima volta.
Ci racconta come andò con Papa Francesco?
Ci siamo così trovati soli e Francesco mi ha detto: “Sa, lei dovrà avere pazienza con me, perché sono un po’ come un parroco”. A distanza di un mese ci siamo ritrovati nella stessa stanza. Gli dissi: “Santo Padre si ricorda cosa mi ha detto quella sera?”. “Non ricordo niente”, mi rispose, “di quella sera non ricordo perché ero troppo emozionato e spaventato…però tu eri più spaventato di me”, disse sorridendo.
La prossimità con il Papa come ha cambiato la sua vita?
Anzitutto è stata una benedizione per la mia fede. Ogni volta che mi avvicino a questo uomo vestito di bianco – continua mons. Marini – c’è una emozione che non è solo umana, ma è soprattutto di fede. Un altro dono che ho riconosciuto è la complessità e grandezza della Chiesa. Qui in Occidente viviamo una certa fatica, ma in altre parti del mondo si vede una grande vitalità e fioritura, dove si capisce che lo Spirito opera.
Preparare le grandi celebrazioni non deve essere un compito semplice…
Attualmente il compito del Maestro delle celebrazioni liturgiche è curare e predisporre tutto il necessario per la vita di preghiera del Papa, nella misura in cui ha un carattere pubblico. Vi sono molti dettagli: quello che poi si vive e si vede è il prodotto finito di una vasta preparazione, che comincia circa un mese prima di ogni evento programmato.
Quali ricordi più significativi ha delle celebrazioni liturgiche vissute con i Papi?
Ce ne sarebbero molti. Una volta Benedetto, di cui mi ha sempre affascinato l’umiltà, dopo un Venerdì Santo, in sacrestia, svestendosi mi disse sorridendo “Oggi non è andata bene”, perché aveva sbagliato a leggere alcune cose. “Sa – mi disse – è uso in alcuni monasteri benedettini che quando un monaco sbaglia si debba mettere al centro del coro in ginocchio per fare penitenza: ecco oggi dovrei fare così con lei, mettermi in ginocchio e aspettare che lei mi faccia segno per potermi rialzare”. Papa Francesco invece un giorno, durante le Preghiere dei Fedeli mi disse: “Girati a sinistra, guarda c’è un papà che tiene sulle spalle suo figlio: è commovente, Dio fa così con noi!”.
Marco Zane