“Il messaggio dell’Enciclica Laudato Si’ è stato rimosso. È una questione di responsabilità, le scelte in favore dell’ambiente riguardano tutti noi, ma tendiamo a non assumerci la responsabilità”: lo ha affermato questa mattina Luca Mercalli, ospite a Venezia in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Mercalli ha dialogato sui temi dell’ambiente a partire dall’Enciclica Laudato si’ con il Patriarca Francesco Moraglia, nell’incontro promosso dall’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi, dal settimanale Gente Veneta, in collaborazione con Ucsi e Ordine dei Giornalisti del Veneto.
«Dell’enciclica è rimasto molto in una piccola comunità», dice il meteorologo e divulgatore divenuto famoso con “Che tempo che fa”: «Ma è rimasto poco nella grande comunità, che non ne è stata contagiata. Quello ambientale è un problema così grande che il singolo si sente un po’ sopraffatto. Meglio negare, allora – sembrano dire in molti – meglio dire che non c’è problema».
Ma negare significa sorvolare su una… questioncella: quella della responsabilità di ciascuno di noi, a partire dai gesti della quotidianità. «Si tende invece a dimenticare – prosegue Mercalli – che la responsabilità ce l’ho anch’io: la macchina che guido ogni giorno, le porte aperte del mio negozio in inverno, il sacchetto dei rifiuti che produco…: è questo che produce deterioramento ambientale. E nell’enciclica è scritto tutto: quello di Francesco non è un documento ermetico o accademico, ma un testo che parla alle persone con chiarezza, arrivando a dire “fate la raccolta differenziata”».
«È un po’ il destino delle encicliche», aggiunge il Patriarca, che fa l’esempio della Populorum Progressio, scritta da papa Paolo VI giusto mezzo secolo fa: «Se ciò che vi è scritto fosse stato accolto dalla politica, non saremmo nella situazione attuale delle migrazioni. Rileggendo quel testo e la sua vicenda, si resta colpiti dall’essere “cassandra” della lettera di Paolo VI: verace sempre, creduta mai».
Se, poi, la Laudato si’ non è entrata nel profondo degli stili di vita collettivi, parte della responsabilità – prosegue mons. Moraglia – si deve alla politica, «che sa benissimo su che cosa vive il nostro mondo: su carbone e petrolio, con tutti gli interessi che ci sono dietro. E proprio perciò non c’è il coraggio di mettere radicalmente in questione le scelte di fondo, per esempio dal punto di vista dello sviluppo e dell’ambiente».
«Non vorrei – rileva il Patriarca – che nel 2065, 50 anni dopo l’enciclica di Francesco, ci si debba trovare a esprimere rammarico perché non è stato applicato ciò che era stato scritto 50 anni prima, perché non ci è creduto, perché non si è rischiato di più…».