«Le risorse per stabilizzare il Fondo a favore delle scuole dell’infanzia paritarie, sulla base di un mio emendamento, c’erano. Ma poche ore prima della chiusura dei lavori in Commissione sul disegno di legge di Bilancio è stata presa la decisione, nella riunione dei capigruppo di maggioranza con i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e dell’Economia, di utilizzarli a copertura di un altro intervento ritenuto evidentemente prioritario. Più che un errore, dunque, una scelta politica sbagliata, su cui avevo lanciato l’allarme per tempo».
Simonetta Rubinato, deputata veneta del Pd, da anni impegnata nel sostenere le scuole paritarie, interviene per spiegare com’è stato possibile che all’ultimo, mentre si completava il percorso in Parlamento della Legge di Bilancio, non si sia riusciti ad avere almeno lo stesso finanziamento dell’anno scorso e si sia arrivati, invece, a un taglio di 50 milioni di euro.
«Bene – prosegue la Rubinato – che il sottosegretario Baretta oggi faccia mea culpa e riconosca che bisogna trovare una soluzione strutturale per la specificità delle materne paritarie del Veneto». Baretta, all’indomani della chiusura del testo, aveva infatti dichiarato a Gente Veneta che quanto accaduto era stato un errore e una sconfitta».
«Intanto però le famiglie dei bambini veneti (e non solo) dovranno fare i conti da gennaio – continua l’onorevole Rubinato – con i rincari delle rette, dai 10 ai 15 euro al mese, altro che bonus bebè. Aspettare l’assestamento del Bilancio non risolve il problema, perché le risorse non sarebbero comunque disponibili prima di settembre. Se davvero il Governo vuole intervenire può farlo approvando un decreto legge, visto che sussistono le ragioni della necessità e dell’urgenza, in quanto usufruiscono di questo servizio oltre 500mila famiglie italiane».
«Pensare che sono trascorsi più di 4 anni – ricorda con rammarico la deputata – da quando avevo avanzato la proposta, al tavolo convocato dall’allora assessore regionale Remo Sernagiotto, di attivare la procedura dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione per chiedere al Governo la competenza primaria nei servizi socio-educativi per l’infanzia. Se ci si fosse mossi allora, oggi il problema sarebbe stato già risolto. Mi auguro quindi che nell’intesa preannunciata tra Regione e Governo al tavolo dell’autonomia, vista la disponibilità espressa sui media dal sottosegretario Baretta, siano definiti con chiarezza condizioni e modalità per il trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di servizi socio-educativi per l’infanzia da 0 a 6 anni, individuando già le risorse finanziarie necessarie e ulteriori rispetto a quelle oggi stanziate dallo Stato, sulla base della determinazione del costo standard del servizio, visto che in questo settore è necessario colmare la sperequazione che oggi grava sulle famiglie venete».