È il record dei record: nelle aree umide della provincia di Venezia ci sono 860mila uccelli acquatici svernanti. Quasi dieci volte più di trent’anni fa. Lo dice il censimento che – come ogni anno dal 1993 (tranne il 2021 a causa del Covid) – è stato fatto in gennaio, fra il 14 e il 17 del mese scorso.
Un censimento promosso da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e reso possibile dal lavoro di uno stuolo di 57 rilevatori, coordinati dall’ornitologo Marco Basso, che hanno contato e riconosciuto tutti gli uccelli che decidono di passare l’inverno nella laguna di Venezia e in quelle di Caorle e Bibione.

Ne è uscito questo numero enorme di esemplari (863mila, per la precisione), appartenenti a 80 specie diverse. Se si pensa che il primo anno in cui venne fatto il censimento, il 1993, il totale dei volatili contati si fermò a 91.800, si capisce quale enorme evoluzione ci sia stata. Sì, perché la crescita è stata piuttosto costante in questi tre decenni: i numeri si sono mediamente raddoppiati ogni dieci anni.
In effetti, però, non tutti i volatili hanno avuto incrementi di numero rilevanti, ma alcuni decisamente sì. Questo vale soprattutto per le anatre, un genere al cui interno ci sono esempi notevoli: le alzavole, per esempio, sono state contate in 377mila esemplari.
L’alzavola, quell’anatra il cui maschio ha la testa elegantemente ripartita fra i colori bruno e verde, si trova in una condizione da primato: il 38% della popolazione di riferimento di questa specie – che si stima in un milione di esemplari – si trova a passare i mesi freddi in alcune aree della laguna di Venezia. E pensare che trent’anni fa erano solo pochissime migliaia…
Ma anche il fischione, un’altra anatra un po’ più grossa dell’alzavola, è stata contata in 70mila esemplari, più del 15% dell’intera popolazione; e anche in questo caso erano poche centinaia all’inizio degli anni Novanta.
E i fenicotteri? Quest’anno non hanno fatto il record, che risale al censimento 2024 (22.300 esemplari), ma sono comunque 19.000, cioè quasi il 6% del numero di fenicotteri dell’area interessata alle loro migrazioni.
Ci sono poi le specie a rischio, come la spatola, un uccello alto anche 80-90 centimetri che si chiama così perché il becco ha proprio la forma di una spatola. È una specie protetta, dato che nell’area di riferimento si stima ce ne siano solo 6500 esemplari, 144 dei quali hanno eletto la laguna veneziana a posto ideale per passarci i mesi freddi.
Infine ci sono le rarità, come l’aquila anatraia maggiore, di cui in gennaio si sono notati due esemplari.
Sono comunque ben 18 le specie di uccelli acquatici migratori presenti nel Veneziano in numero superiore all’1% dell’intera popolazione globale. E superare l’1% significa rispondere a uno dei criteri della convenzione di Ramsar, che ha l’obiettivo di tutelare le zone umide (laghi, stagni, lagune, paludi, acquitrini, fontanili, risorgive…) su tutto il pianeta.
Ci sono anche le specie in controtendenza, cioè in calo. Tra queste l’oca granaiola, che parecchi anni fa era presente in laguna, a svernare, in gruppi di 3-400 esemplari, mentre adesso è raro vederne qualcuna. Le cause? Probabilmente il freddo meno pungente: la granaiola scendeva a sud, fino alla laguna veneta, perché nell’Europa del Nord c’era troppo freddo. Ma se adesso le temperature sono accettabili anche in Germania, per esempio, perché fare tanti chilometri in più?
Giorgio Malavasi