«Venire a contatto con persone in difficoltà fa capire quanto siamo fortunati e che molte cose, spesso ritenute scontate, si riscoprono essere lussi che non tutti si possono permettere». Lo rilevano Andrea, Marco, Matteo, Giammarco, Federico e Anna, un gruppo di giovani che stanno vivendo le loro “72 ore con le maniche in su” in una comunità protetta.
«Durante la nostra esperienza di volontariato – raccontano ancora – siamo venuti a contatto con madri che hanno storie difficili alle spalle, alcune delle quali richiedenti protezione internazionale, che si ritrovano a convivere e a condividere la loro quotidianità con persone a loro quasi sconosciute. Durante la nostra permanenza qui, abbiamo trascorso molti momenti della giornata con queste persone, abbiamo cucinato insieme, condiviso i pasti e approfondito la nostra conoscenza».
Dal punto di vista dell’aiuto pratico, i giovani volontari hanno montato due armadi, costruito un planisfero da appendere nella stanza dedicata ai bambini e contribuito allo svolgimento delle mansioni domestiche. Ma è stata soprattutto un’esperienza forte, di scoperta di umanità: «Sono state proprio le loro storie a colpirci e motivarci nell’aiutarle. Anche se all’inizio eravamo un po’ titubanti davanti alle situazioni delicate delle ospiti, siamo molto felici di aver aiutato queste persone, anche se nel nostro piccolo, e di esserci liberati di molti pregiudizi».
Forte e ricca anche l’esperienza di un altro gruppo di dieci ragazzi, che stanno vivendo le “72 ore” presso la struttura Casa di Anna, nella prima periferia mestrina, dove si pratica l’orticoltura biologica dando lavoro e autonomia a giovani disabili. «Qui si lavora – raccontano i volontari – a contatto con persone con disabilità, allo scopo di vedere se sono adatte ad un inserimento lavorativo nella società».
«Anche se gran parte del lavoro è fisico – aggiungono i giovani – la componente relazionale è fondamentale; in particolare stiamo imparando a essere aperti agli altri e ad accettare ogni loro stranezza, secondo lo spirito di collaborazione e di rispetto che è alla base delle 72 ore».