Dolore e commozione sabato 21 marzo al convento dei Cappuccini di Trento e fra i volontari della Mensa della Provvidenza per la scomparsa per infezione da coronavirus di fratel Giampietro Vignandel, 47 anni, nato a Motta di Livenza (TV) e cresciuto ad Azzano Veneto (Ve).
Da tre anni aveva lasciato la fraternità del Redentore di Venezia, dove era stato apprezzato da tutti, per salire a Trento dove collaborava con il superiore fra Massimo Lorandini, suo coetaneo, nella gestione della mensa dei poveri e nel coordinamento dei numerosi volontari che si alternano nella struttura d’accoglienza. Era stato lo stesso fra Massimo ad avvisare la comunità e i volontari nei giorni scorsi della gravità della situazione di fratel Gianpietro, ricoverato da cinque giorni in terapia intensiva.
“Ora vorrei ricordarlo così come se stesse guardandoci dal cielo per proteggerci”, ha scritto fra Massimo nel comunicarne la morte, chiedendo una preghiera per lui, un religioso di cui tutti apprezzavano bontà e accoglienza. Soprannominato frate Tuck per l’aspetto bonario, era un operatore instancabile, capace di ascolto e collaborava nella chiesa dei frati anche per il servizio pastorale come ministro dell’Eucaristia.
Originario di Annone Veneto era stato per anni nel convento di Venezia fino al recente trasferimento in Trentino a seguito della riorganizzazione della Provincia cappuccina del Nordest d’Italia nel 2014.
“Un uomo di Dio, fraterno e buono – ha scritto mons. Tisi – in lui abbiamo visto concretizzarsi il Vangelo degli ultimi”. I confratelli lo ricordano come “un frate attento e vicino alle persone, con uno sguardo formativo concreto e benevolo, sempre puntuale e capace di cogliere il cuore dei giovani”. Ha scritto da Milano il ministro provinciale: “Ho avuto la grazia di conoscere in Gianpietro un frate che mai si tirava indietro nel lavoro, nel servizio, nella condivisione fraterna, che sapeva anche con discrezione sostenere chi faceva più fatica. Un uomo fedele alla preghiera e a ogni gesto e momento proposto dalla fraternità, capace di consiglio e di discernimento, attento anche alle necessarie mediazioni della vita fraterna”.
Martedì 24 marzo è stato recitato sommessamente il cantico di frate sole nei conventi cappuccini di tutto il Nordest d’Italia, con la lode anche “per sora nostra morte corporale” e la beatitudine di “quelli kè trovarà ne le tue santissime voluntati”. E’ stata la commossa preghiera in suffragio di tre generosi frati colpiti dal coronavirus, alla quale si sono uniti i cappuccini di tutt’Italia e anche la Chiesa trentina riconoscente: “Voglio abbracciare fraternamente la famiglia cappuccina, in questi giorni così duramente provata – ha scritto l’Arcivescovo Lauro – è una sofferenza che tocca tutta la nostra comunità diocesana”.