Si chiama “Jump!” il tema del Grest che la Pastorale Giovanile propone per l’estate 2018 alle parrocchie della diocesi di Venezia e non solo. Il “format”, infatti, viene adottato anche da numerose altre realtà parrocchiali in Veneto, da Vicenza a Rovigo, da Treviso a Padova. “Jump!” significa salto, ma è soprattutto l’azione tipica che si compie all’interno dei videogiochi quando si sale di livello. Perché quest’anno vivere il Grest sarà come entrare in un videogame, dove però il mondo reale e le relazioni con gli amici avranno sempre la meglio sul virtuale. Ed è proprio la tecnologia la grande novità dell’edizione 2018 del Grest: «Abbiamo sviluppato una “app”, che potranno scaricare tutti, dagli animatori ai genitori. Un modo per essere capillari nel coinvolgere tutte le persone che a vario titolo parteciperanno al Grest», spiega don Fabio Mattiuzzi, delegato per il Coordinamento della Pastorale Giovanile e presidente del Noi Venezia.
E’ infatti il Noi associazione a preparare i sussidi sui quali gli animatori dei vari Grest possono costruire le proprie attività, seguendo un filo conduttore e dei contenuti coerenti con il messaggio del Vangelo.
Sei videogame. «Quest’anno – prosegue don Fabio – abbiamo pensato di costruire il Grest come se fosse un videogioco, anzi sei diversi videogiochi, sviluppati su sei diverse settimane, con sei storie autonome che ognuno potrà gestire a piacimento. I protagonisti sono due gemellini, fanatici di videogame che ad un certo punto vengono risucchiati all’interno del videogioco e vengono sfidati dall’Imperatore. Loro accettano la sfida e alla fine di tutto libereranno l’Imperatore, scoprendone la vera identità. Una scoperta che li sorprenderà». Ed è qui che si inserisce il messaggio cristiano: «Partiamo dalla domanda “Chi cercate?”, che sta alla base del prossimo Sinodo dei giovani», spiega ancora il sacerdote. «La lettera del Papa in questo senso ci invita ad “ascoltare, discernere, vivere”.
Il mondo reale vince. Ma c’è anche un messaggio educativo, legato proprio all’uso e all’abuso dei videogiochi. «Non diciamo che sono male a priori, però bisogna cogliere ed essere ben consapevoli della differenza tra mondo reale e mondo virtuale». La canzone e il video che introducono il Grest di quest’anno lo esprimono chiaramente: un ragazzo chiuso in casa, preso dal suo videogioco, viene “trascinato” a forza dai compagni a trascorrere una giornata diversa, in loro compagnia. I passatempi in questo caso sono semplici e il ragazzo, inizialmente, si annoia. Ma piano piano scopre il piacere dello stare insieme agli altri, il divertimento spontaneo che si genera dalle piccole cose. E, una volta rientrato a casa, riacceso il videogame, capisce che è quello ad annoiarlo per davvero. Tanto da spegnerlo e accettare subito dopo l’invito per una pizza. La canzone è stata scritta da don Fabio Mattiuzzi, che è l’autore delle colonne sonore dei Grest degli ultimi 15 anni. Il progetto è realizzato da Noi Venezia insieme a Daigo Music School, il ragazzo che canta si chiama Gabriele, mentre Vittorio è il giovane che ha girato e montato il videoclip. «Le canzoni – spiega don Fabio – sono in tutto cinque. Due da ascoltare per i loro contenuti, quella dal titolo “Jump” e “La vita io”, due ballabili, con tanto di video-tutorial e una di preghiera.
Tutto in una app. Il materiale quest’anno si scarica dall’app. «Sostituisce il sussidio che storicamente veniva consegnato agli animatori. In questo caso invece, tutti possono scaricare il materiale, perché nell’app, gratuita, sono contenuti i video, le canzoni, i giochi da fare con gli amici. Questo per noi è molto importante, perché possiamo raggiungere in modo capillare tutti, anche i genitori, coinvolgendoli nelle attività e nei contenuti del Grest». Il messaggio di fondo è che il Grest non è il “parcheggio” per i bambini e i ragazzi che altrimenti non saprebbero come passare l’estate. Il Grest è la prosecuzione estiva delle attività parrocchiali e pastorali che si svolgono durante l’inverno. Con il vantaggio che è frequentato anche da bambini e ragazzi (circa il 30-40%) che normalmente non vanno in parrocchia e che magari possono trovare una spinta in più, almeno per avvicinarsi e curiosare…
Serena Spinazzi Lucchesi