Prima in Italia: la provincia autonoma di Bolzano, con una media di 1,51 figli per donna, si stacca in positivo dalla media nazionale attestata a 1,24, come evidenziato dal recente Rapporto Annuale Istat riguardo alla natalità in Italia.
Nel 2022 nel nostro Paese le nascite sono scese per la prima volta, dall’unità d’Italia, sotto le 400.000. Perché le giovani coppie rinunciano sempre più spesso ad aver figli? Il carovita, i salari non sufficienti, la precarietà lavorativa, le difficoltà a trovare un’abitazione sono tra i problemi che spaventano di più.
Più fattori contribuiscono al buon risultato di Bolzano, ma ciò che aiuta maggiormente la pianificazione familiare e il numero delle nuove nascite è la politica di sostegno attuata dal territorio: sono numerosi i centri di assistenza e i servizi offerti a bambini, giovani e genitori. Inoltre fin dalla prima infanzia le famiglie possono decidere se iscrivere i propri figli all’asilo nido oppure nelle Kita, microstrutture con orari flessibili gestite da associazioni senza scopo di lucro. Nel territorio sono presenti anche i Tagesmütter, esperti che accudiscono nella propria abitazione i bambini non iscritti alla scuola dell’infanzia.
È da segnalare anche il sostegno economico nei confronti delle famiglie del territorio perché oltre all’assegno statale è possibile richiedere un assegno provinciale.
«Le famiglie sono la base della nostra società – spiega Waltraud Deeg, assessora provinciale per la famiglia – ogni investimento nelle famiglie è un investimento nel nostro futuro. Il successo del modello Alto Adige è forse dato dal fatto che guardiamo alle famiglie nella loro piena diversità e con le loro diverse esigenze».
Grazie all’assegno provinciale al nucleo familiare ogni famiglia riceve un sostegno diretto (contributo mensile di 200 euro al figlio per ogni famiglia altoatesina fino al terzo anno di vita del figlio o fino all’ingresso nella scuola d’infanzia – al massimo fino al 43° mese di vita del figlio) come ulteriore sussidio rispetto a quello statale: «Questo assegno è ideato come contributo per contrastare ai costi di vita, che in Alto Adige sono tra i più alti dell’intero territorio nazionale – sottolinea l’assessora -. Le famiglie devono essere sostenute con aiuti supplementari oltre alle misure statali, anche perché i salari sono troppo bassi rispetto al costo della vita».
Tali politiche dovrebbero aiutare a colmare anche il divario retributivo di genere, che nel 2022 in Alto Adige si attesta al 16,3%, così da permettere alle donne di non rinunciare a lavori a tempo pieno o all’accesso a posti dirigenziali a causa di impegni familiari.
Tuttavia la qualità della vita è attestata dal Pil pro capite altoatesino: nel 2021 a fronte di un Pil pro capite di 31.751,76 euro in Italia, l’Alto Adige aveva invece un Pil pro capite di 44.054 euro, tra i più alti a livello europeo. Lo conferma Stefan Perini, direttore dell’Afi-Ipl, Istituto di promozione dei lavoratori: «Nel nostro territorio c’è un tasso minore di disoccupazione e il settore pubblico, il turismo e l’agricoltura offrono molti posti di lavoro. Anche le aziende private sono incentivate ad essere più attente allo sviluppo di servizi e provvedimenti per le famiglie e in particolar modo alle madri grazie a contributi come Audit lavoroefamiglia. In parte la maggior natalità è data da una popolazione più giovane e da fattori culturali – osserva il dott. Perini – ma sicuramente la pianificazione familiare è aiutata soprattutto da servizi, sostegni economici e occupazione. Una qualità di vita migliore permette alle famiglie di sostenere le spese per i propri figli. E anche la sicurezza di poter conciliare lavoro e famiglia è importante».
Camilla Pustetto
(nel primo piano di Gente Veneta di questa settimana, oltre ai dati nazionali e veneti, l’intervista a una mamma “controcorrente” con 7 figli)