Anche l’Ospedale dell’Angelo è nel network internazionale di Ospedali che ha individuato la più efficace terapia per i pazienti diabetici con Covid-19, attraverso uno studio pubblicato dalla più prestigiosa rivista internazionale sul diabete.
“Con l’Unità Operativa di Malattie Endocrine – sottolinea il Direttore, il dottor Carlo De Riva – l’Angelo è stato l’unico Ospedale del Veneto a partecipare ad un importante lavoro sul Covid-19 associato al Diabete che ha coinvolto Centri del Nord Italia e del Nord America, e ha prodotto alcuni risultati significativi. In primo luogo i rilievi epidemiologico/clinici hanno portato a concludere che i soggetti affetti da diabete mellito non risultano a maggior rischio di contrarre il Covid19 rispetto alla popolazione non diabetica. Tuttavia – e questo è il secondo risultato dello studio – si evidenzia come in caso di infezione da Covid-19 la prognosi, per i pazienti diabetici, appaia peggiore. Infine lo studio ha valutato gli effetti della terapia aggiuntiva con Sitagliptin, un farmaco utilizzato in un protocollo sperimentale autorizzato dal Ministero della Salute, sui pazienti diabetici positivi al Covid-19, ed al riguardo ha dimostrato come questa terapia possa ridurre la mortalità ed aumentare le possibilità di guarigione e dimissione”.
Il lavoro ha visto collaborare ospedali del Nord America e dell’Italia settentrionale – insieme all’Angelo, hanno partecipato prestigiosi Ospedali e Atenei di Milano, Bergamo e Pavia – e per la sua importanza lo studio “multicentrico” è stato pubblicato sul nuovo numero di “Diabetes Care”, la più prestigiosa rivista dedicata alla patologia: “Il lavoro svolto dalle Malattie Endocrine dell’Ulss 3 Serenissima – sottolinea il Direttore Generale Giuseppe Dal Ben – ci vede inseriti ancora una volta in una ricerca di alto livello della comunità scientifica internazionale. Da una intuizione avvenuta in periodo emergenziale e condivisa nell’ambito della comunità scientifica diabetologica segue ora, e questa è la cosa più importante, la conferma della validità di una terapia precisa, un’arma in più da utilizzare in questa particolare popolazione di pazienti che risultano particolarmente ‘fragili’ se esposti al Covid-19”.
Il dottor De Riva, che figura come firmatario della ricerca, sottolinea la condivisione degli sforzi e del successo ottenuto: “Riconosco che questa è stata possibile – dice – anche grazie alla pronta risposta organizzativa della nostra Ulss 3 Serenissima all’emergenza; importantissimo poi il contributo dell’Unità Operativa di Malattie Infettive, diretta dal dottor Panese, di Medicina Interna guidata dal dottor Presotto, di Pneumologia, con il suo Primario dottor Michieletto, di Anestesia e Rianimazione, guidata dal dottor Lazzari: tutte queste équipe hanno contribuito alla piena presa in carico dei pazienti nel periodo della pandemia, e in questo modo hanno costruito il contesto migliore per lo sviluppo della ricerca ora pubblicata”.