Villabona e Malcontenta, due zone dove la galline ruspanti fanno uova alla diossina. È il risultato di un’indagine svolta dal Coordinamento No Inceneritore con il supporto scientifico di ISDE Italia (Medici per l’Ambiente).
L’indagine è stata condotta durante l’estate 2023 su 4 campioni di uova (ciascuno composto da 6 unità) provenienti da galline allevate all’aperto in pollai familiari, senza uso di antibiotici o altri prodotti chimici. Le uova sono state prelevate con tutte le precauzioni del caso e affidate a un laboratorio accreditato ACREDIA specializzato in analisi alimentari.
Due campioni di uova, provenienti il primo dalla zona di Villabona, e il secondo dall’area agricola a sud di Malcontenta (Comune di Mira) hanno evidenziato valori di PCDD/F e PCB (diossine, furani e policlorobifenil) da 2 a oltre 5 volte il limite di legge. Con l’assunzione di una sola di queste uova – dicono gli autori della ricerca – anche un adulto supera la dose settimanale tollerabile (DST), mentre per i bambini più piccoli si arriva fino a 6-7 volte il DST.
Un po’ come dire che le zone sottovento rispetto all’area industriale di Marghera hanno accumulato nei decenni una quantità di inquinanti che producono i loro effetti ancora oggi.
Gli altri due campioni, prelevati in centro a Marghera e a sud di Oriago, risultano nei limiti fissati dal Regolamento europeo 2023/915 ma al di sopra delle soglie cautelative fissate nella Raccomandazione europea 2013/711.
Significativa anche la presenza di PFAS, sebbene entro i limiti: fino a 680 nanogrammi/Kg a fronte di un limite fissato in 1700 ng/Kg.
Quattro campioni di uova sono poca cosa per lanciare un allarme? «Allora – rispondono gli autori dell’indagine – si investa di più nel monitoraggio ambientale e nella sorveglianza sanitaria. Da questo punto di vista il progetto sui biomonitoraggi One Healt Citizen Science, che vede coinvolti la stessa Regione Veneto, ISS, CNR, Università di Padova va nella giusta direzione, e come cittadini intendiamo contribuire per la sua buona riuscita».