Il mistero di Dio cerca l’uomo che è fragilità. E, in Gesù che si fa uomo, aiuta gli uomini a ritrovarsi come fratelli dell’unico Padre. Il Patriarca Francesco sottolinea questo aspetto nel discorso appena pronunciato, in sala Clementina del Palazzo apostolico in Vaticano, dinanzi a Papa Francesco.
L’occasione è l’udienza concessa dal Pontefice in occasione dell’inaugurazione del presepe realizzato con la sabbia di Jesolo, che nel pomeriggio di venerdì 7 verrà inaugurato in piazza San Pietro.
Nella sala insieme al Patriarca, il presidente della Regione Luca Zaia, il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia e circa trecento persone, la maggior parte delle quali giunte proprio da Jesolo.
«Siamo gente che ama la propria terra – ha detto mons. Moraglia – e che vive del proprio lavoro, che è legata alle proprie radici. Gente che ha fatto in un passato non lontanissima l’esperienza della migrazione. I nostri nonni e bisnonni hanno dovuto lasciare il Veneto per trovare fortuna altrove. E questo ci rimane dentro, nel cuore, come attaccamento sano alla nostra storia. Perciò siamo lavoratori e amiamo lavorare e vivere del nostro lavoro».
La sabbia, con cui è fatta la sacra rappresentazione, scorre fra le mani, richiama la terra, richiama all’effimero. «Guardando il nostro presepio – ha continuato il Patriarca Francesco – viene da fare l’esame di coscienza, che ci fa riflettere sulle virtù teologali – fede, speranza e carità – ma anche sulle opere di misericordia. Il mistero di Dio è fede, speranza e carità che cerca l’effimero dell’uomo offrendogli la saldezza e la salvezza nell’Incarnazione del Figlio».
(foto di Valentina Parpinelli)