In Italia il sistema politico non si è ancora stabilizzato dal ’92. È l’analisi del prof. Marco Almagisti, docente di Scienza Politica dell’Università di Padova. E in questo contesto instabile e mutevole si sviluppa sempre più la personalizzazione della società, del consumo e quindi anche della vita politica, producendo gruppi sempre più chiusi.
Professore, come i media e soprattutto i social stanno influenzando la politica?
Il caso di un deputato britannico della fine degli anni Settanta che non riesce più a fare una campagna elettorale efficace nelle piazze del suo collegio perché i suoi elettori potenziali sono troppo occupati a seguire la campagna elettorale dei suoi avversari in televisione forse descrive una situazione limite, ma riassume un cambiamento che ha segnato gli ultimi decenni, nei quali la televisione è divenuta l’arena principale del confronto politico. Un effetto di rilievo è la “personalizzazione” politica, con il protagonismo di nuovi leader mediatici che si affidano ai professionisti della politica invece che utilizzare i canali tradizionali offerti dal partito. Ma la “personalizzazione” riguarda tutta la società, il consumo, l’arte. Ognuno di noi utilizza un “personal” computer. Al contempo, la mediatizzazione e l’uso dei social produce anche nuove forme di logica di gruppo, fino alla creazione di “camere dell’eco”: di gruppi “chiusi” in cui ogni soggetto può incontrare solo conferme alle proprie preferenze.
I populismi possono scalzare la politica di professione?
Preferisco parlare di “neopopulismi”, perché si tratta di manifestazioni fra loro molto differenti di critica rivolta verso le classi dirigenti. Questi movimenti si scagliano spesso contro la politica di professione, ma poi, per dare forza e continuità alla propria azione, sono costretti ad istituzionalizzarsi e ad assumere una struttura di partito, partecipando spesso alla politica istituzionale. In particolare, abbiamo visto partiti definiti “neopopulisti” assumere ruoli di governo: la Lega e il Movimento Cinque Stelle in Italia, Podemos in Spagna, Syriza in Grecia. È difficile non riscontrare forme di professionalizzazione della politica in queste vicende.
A livello locale è premiata la politica “del saper fare”. Spesso con risultati elettorali molto significativi. A livello nazionale spesso non si trovano equilibri e maggioranze che diano governabilità: un effetto della crisi della politica o transizione a una nuova politica?
Anche a livello locale i partiti mostrano alcune difficoltà. Questo contribuisce a spiegare il notevole aumento di consensi alle liste civiche, di cui il Veneto costituisce un valido esempio. Spesso le liste civiche riescono a garantire innovazione. Tuttavia, il modello delle liste civiche è molto difficile da replicare fuori dal contesto locale. A livello nazionale permane un sistema partitico destrutturato. Non siamo ancora riusciti a stabilizzare il sistema politico dopo il grande crollo del 1992 che ha spazzato via i partiti storici. (M.Z.)