«Credo che la storia repubblicana non abbia ancora fatto davvero i conti con quegli anni che, con espressione vera ma generica, definiamo “anni di piombo”». Lo rileva il Patriarca Francesco, che sta intervenendo stamattina, venerdì 5 luglio, alla cerimonia che si tiene al capannone del Petrolchimico di Porto Marghera.
La mattinata è infatti dedicata alla commemorazione di Giuseppe Taliercio, storico dirigente dello stabilimento petrolchimico della Montedison, ucciso dalle Brigate Rosse il 5 luglio 1981. Il direttore dello stabilimento Montedison venne rapito il 20 maggio 1981 da alcuni brigatisti penetrati nella sua abitazione e, dopo 46 giorni di prigionia, venne fatto ritrovare cadavere nelle vicinanze della Montedison stessa, rinchiuso nel bagagliaio di una Fiat 128 azzurra, con il corpo crivellato da 17 colpi.
«Il terrorismo – afferma il Patriarca – in quegli anni colpì la democrazia nei luoghi significativi per la realtà economica e produttiva, cioè i luoghi in cui si faceva l’Italia. Non si dimentichi che i primi articoli della nostra Costituzione sono calibra sul lavoro».
Le Br, prosegue mons. Moraglia, «misero nel loro mirino i luoghi dove le famiglie lavoravano e trovavano reddito. Una strategia che ha purtroppo visto delle vittime innocenti. Ricordo, oltre a Giuseppe Taliercio, Alfredo Albanese e Sergio Gori; e, a me che vengo da Genova, vengono subito in mente anche i nomi di Guido Rossa e del Procuratore Coco. Gli “anni di piombo” sono stati anni faticosi per la democrazia, per la politica e molto faticosi anche per la cultura. Non sempre si è capito, non sempre si è voluto capire, e spesso si è faticato a mettere a fuoco certe realtà».
Perciò, per il Patriarca di Venezia, una riflessione corale del Paese è più che opportuna anche oggi: «Non solo per evitare derive che possono ripetersi nella storia d’Italia, ma anche per dare anticorpi alla democrazia, avendo il coraggio di chiamare tutte le forme non democratiche alla sbarra».
La cerimonia in ricordo di Taliercio, nel 38° anniversario dell’assassinio, si concluderà poi con la deposizione di una corona d’alloro sul cippo commemorativo che si trova a Marghera, tra via Pasini e via Bottenigo.