«Sarà un incontro bello». Non ha dubbi don Antonio Biancotto, cappellano del carcere, sull’esito del momento che vedrà Papa Francesco abbracciare le detenute del carcere femminile della Giudecca.
programma della visita del Santo Padre a Venezia, quello nella Casa di reclusione femminile, sarà un evento molto articolato, che comprenderà anche la visita al Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’Arte e il discorso agli artisti. Ma una volta che Francesco sarà atterrato con l’elicottero nel cortile del carcere, il primo momento di incontro sarà con loro, con le detenute. «Con alcune di esse stiamo portando avanti un percorso spirituale e di catechesi, che le sta portando a riflettere sulla propria esistenza», riferisce don Biancotto che è cappellano sia del carcere femminile sia di quello maschile.
La fede riscoperta. «Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato la testimonianza di due frati, che hanno raccontato alle detenute il loro incontro con Gesù. E alcune hanno raccontato che proprio in una situazione insperata, come è lo stare in carcere, hanno sentito che Gesù era vicino a loro. Due in particolare hanno raccontato come questo stop forzato le abbia condotte a una revisione della loro vita: sentire il Signore vicino è stata una grazia, hanno detto. Una poi – prosegue il cappellano – ha raccontato come si trovasse al capezzale della figlia, in terapia intensiva (poi fortunatamente ripresasi), quando sentì la presenza di Dio al suo fianco. Questo ha cambiato il suo modo di vedere la vita. Mentre un’altra che aveva tentato il suicidio si è chiesta perché a lei, una peccatrice, è stata salvata la vita. Ha capito solo in seguito che il Signore le voleva bene». Una di queste testimonianze sarà offerta a Papa Francesco insieme ad alcune domande, che le detenute hanno preparato e che gli rivolgeranno durante il loro incontro.
Attesa e speranza. «C’è un’attesa particolare da parte di tutte, non solo di chi crede e sta compiendo con noi un percorso. C’è grande fermento ed emozione. Ma c’è anche speranza. La situazione dentro il carcere è per tutte loro penosa. Il pensiero va ai famigliari che sono fuori e soprattutto ai figli: questo è un tema molto sentito nel carcere femminile, perché le detenute avvertono il dolore di lasciare da soli i figli ad affrontare una fase difficile della loro vita». Ciascuna di loro confida nell’ottenere delle misure attenuate o alternative alla detenzione e sperano che magari con il Giubileo, l’anno prossimo, intervenga un provvedimento di indulto. «Per tutte questa visita sarà un motivo di incoraggiamento, pensando soprattutto al loro futuro. A quando saranno di nuovo fuori». Anche i detenuti del carcere maschile guardano con speranza alla visita di Papa Francesco a Venezia: «Speranza e un po’ di dispiacere perché la visita in carcere riguarda il femminile e non il maschile. Cinque detenuti però – riferisce don Antonio – dovrebbero ricevere il permesso per essere presenti alla Messa in San Marco».
A Papa Francesco le detenute doneranno uno zucchetto realizzato nel laboratorio di sartoria. Mentre per quanto riguarda la visita al Padiglione della Biennale, sono quattro le ristrette incaricate di accompagnare i visitatori tra le opere esposte e allestite dentro il carcere. «Ma molte di più sono state coinvolte nella preparazione del Padiglione, lo si può vedere anche nel cortometraggio, girato proprio in carcere con le detenute, che viene proiettato nella sala dei colloqui e che fa parte delle opere in mostra».
Serena Spinazzi Lucchesi