«Mi rivolgo alla coscienza degli assopiti, a chi è convinto che darsi da fare non serva a nulla. Il mondo si può cambiare! Abbiamo dentro la forza interiore per farlo, una forza che ribolle e geme in noi. Sono convinto che per fare nuovo il mondo servano la mia e la vostra debolezza».
Lo scrive Ernesto Olivero, fondatore del Sermig – Arsenale della Pace di Torino, in una “Lettera alla coscienza”, che stamattina è stata presentata a Venezia, al Patriarca Francesco e poi alla Giunta comunale, rappresentata dall’assessore Paola Mar.
Il Sermig, rappresentato a Venezia da un gruppo di giovani, è stato invitato a partecipare al Giro come “Partner sociale”: nelle varie tappe della corsa il suo obiettivo è di avvicinare giovani, scuole, rappresentanti della società civile e delle istituzioni, per consegnare loro, appunto, la “Lettera alla coscienza”, manifesto dell’impegno civile dell’associazione, basato sulla pace e sulla solidarietà, che vuole anche essere un messaggio per superare il difficile periodo della pandemia.
«Coscienza – scrive tra l’altro Olivero – è non imbrogliare e non dire il falso. Coscienza è non tradire mai. Coscienza è piangere con chi piange senza strumentalizzare la sofferenza. Coscienza è scegliere il perdono, perché il rancore genera solo vendetta. Coscienza è fare del carcere un’occasione di rinascita. Coscienza è fare degli ospedali luoghi nei quali il malato non è un numero ma una persona. Coscienza è riflettere con umiltà sulla tragedia del Covid-19, sulla fragilità della nostra condizione umana per sentirci parte dello stesso destino e più uniti».
E ancora: «Coscienza è studiare con impegno, perché il futuro della società dipende anche dalla mia preparazione. Coscienza è adoperarsi perché tutti abbiano un lavoro dignitoso, retribuito con un salario equo. Coscienza è pagare le tasse. Coscienza è fare della mia professione un servizio al bene comune e non farmi strapagare. Coscienza è fare politica per servire, senza cercare privilegi. Coscienza è non accettare le morti per fame e capire che tempo, intelligenza e risorse non sono solo per me, ma mi sono affidati per condividerli e costruire un mondo più giusto. Coscienza è rispettare la natura e batterci in prima linea insieme agli scienziati e ai politici di tutto il mondo per difenderla prima che sia troppo tardi».
Una riflessione ferma è dedicata alle droghe e alle armi: «Primo “no” fermo va detto alla droga, leggera o pesante, libera o non libera. Perché la droga fa male e chi la compra alimenta il mercato criminale internazionale. Gandhi riuscì a sconfiggere il più grande impero coloniale del suo tempo chiedendo alla sua gente di non consumare il sale. Oggi i giovani possono sconfiggere uno dei più grandi imperi economici del male con il loro “no” al consumo della droga. Allo stesso tempo, dobbiamo dire un “no” fermo alle armi perché uccidono cinque volte: la prima perché sottraggono risorse all’istruzione, alla sanità, allo sviluppo. La seconda perché bloccano saperi e intelligenze nella costruzione di strumenti di morte sempre più raffinati. La terza perché vengono usate per distruggere e uccidere. La quarta perché preparano la vendetta.La quinta perché producono ferite e squilibri nei tanti reduci, molto spesso responsabili o spettatori di atrocità disumane e violenze indicibili. Fondamentalismi e dittature, fame e sete, malattie, ignoranza, disoccupazione non si sconfiggono con le armi ma con politiche di giustizia che aprono le porte alla pace».
«Non è un sogno», conclude Ernesto Olivero: «Io ci credo».