C’è qualcosa di antico, di moderno e di contemporaneo che aleggia sulle celebrazioni per il 249° anniversario dalla fondazione della Guardia di Finanza.
La singolarità del contesto veneziano, in campo San Polo, poi, rende ancora più splendente una festa sentita, amata e condivisa, facendo riecheggiare la grande sfida del Corpo della Guardia di Finanza, nato nel 1774, con il nome di “Legione Truppe Leggere”, per essere al servizio del Paese. Sin dalla nascita, la vigilanza finanziaria e la difesa militare hanno rappresentato i baluardi per contrastare le diverse forme di illegalità, fino a ricomprendere nell’attualità competenze ben più estese, riguardanti la prevenzione, la ricerca e denuncia di evasioni e violazioni del fisco.
Lo ha ben delineato, nel corso della cerimonia dello scorso 22 giugno, il Comandante Interregionale dell’Italia Nord-Orientale della Guardia di Finanza, Carmine Lopez, che ha illustrato i lusinghieri risultati conseguiti nell’anno 2022. Ma la festa, che ha visto la partecipazione del presidente della regione Veneto Luca Zaia e delle massime autorità cittadine e militari, ricapitola la storia di uomini e donne in divisa, tra cui alcuni destinatari di attestati di riconoscenza e di attribuzione di un encomio solenne, e specialmente, quella del Corpo in un mondo in rapido cambiamento.
È’ significativo il percorso del Corpo che parte idealmente da suo patrono San Matteo, come noto , pubblicano, un esattore delle tasse che, seduto al banco della dogana di Cafarnao, era l’inflessibile “coactor” delle tasse prima della sua conversione. Un itinerario che prosegue nel mondo antico in cui al tema delle tasse si affaccia anche quello dell’evasione, tanto che i due paradigmi, che giungono ai nostri giorni, sfidano la giustizia sociale, diventando un tema che irrompe nella sfera etica ed in quella dei diritti.
La festa non può non avere una valenza che certamente interpella il pedissequo rispetto delle leggi, ma anche il risveglio della coscienza contro lo spreco del denaro pubblico e dell’evasione. “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” resta il monito più eloquente del rapporto dell’uomo all’interno della comunità, chiamato a vivere la dimensione del sociale e della fedeltà fiscale, legando l’esistenza del Corpo della Guardia di Finanza, appunto, a qualcosa di antico, oltre gli anni della sua fondazione, che si proietta nel contemporaneo, in cui la testimonianza di tutore delle leggi e del rapporto tra l’uomo e la fiscalità restano i pilastri della coesione sociale.
Allora questa proiezione ci riporta alla festa del Corpo che non può lasciarci indifferenti sotto un cielo, cui spesso non si riescono ad individuare le coordinate del vivere civico perché l’indifferenza assale ed erode la coscienza collettiva. Nella festa, dunque, si ricompone la storia di ognuno che, attraverso il concorso fiscale, rafforza il consesso umano nella sua dimensione più concreta poiché il dovere tributario è una forma di giustizia sociale e, nel contempo, annichilisce le disuguaglianze sociali.
Michele di Bari