«A Natale eravamo poveri e non ci potevamo permettere regali, ma la gioia del Natale era vera, grande e autentica. Perché vissuta con fede. A Natale si stava tra noi in famiglia, a condividere la gioia della nascita di Gesù». Lo racconta a GV Giovanni Trapattoni, ex commissario tecnico delle Nazionali Italiana e Irlandese e uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio: il Natale della sua infanzia ha i contenuti dell’autenticità e della fede profonda vissuta in famiglia.
«Anche a tavola – prosegue – non poteva mancare un segno della festa ed era un mandarino buono, profumato per ognuno di noi figli, oppure una manciata di arachidi. Tutti prodotti della terra che i miei genitori coltivavano con fatica, umiltà e passione».
La fede trasmessa in famiglia, dai genitori che, ricorda il “Trap” sono stati i suoi primi catechisti: «Gesù nasce per tutti ed è proprio questa la bellezza del Natale. Nessuno si può sentire escluso. Allora, in questa prospettiva, è bello poter trascorrere una giornata speciale e diversa. Oggi, però, molto sembra essere cambiato. Ricordo che a Cusano Milanino giocavamo per strada con un pallone di stracci e poi a mezzanotte si correva tutti in chiesa per partecipare alla messa. Oggi abbiamo molto più di un tempo, ma, per paradosso, rischiamo di essere meno felici. E questo dovrebbe far riflettere. Spero che questo Natale possa portare alla riscoperta dell’essenzialità della preghiera, quell’essenzialità di quando ero bambino».
Una fede profonda, che non l’ha mai più lasciato. «Un giorno un frate mi disse: “Quando ti senti triste o sei in difficoltà, ricordati che non sei mai solo, con te c’è sempre un angelo custode”. Da quel momento la mia vita è cambiata. Ed è vero che, anche quando si è più distratti, il Signore ci prende per mano. Oggi, a 80 anni, lo posso testimoniare, se penso a tutta la mia vita trascorsa. Ho avuto successo, benessere e soddisfazione come non avrei mai immaginato. E pur con tutti i miei acciacchi e i miei limiti, posso dire che credo con maggior consapevolezza oggi di quando ero più giovane». C’è un’altra figura chiave che Trapattoni porta sempre nel cuore. «Mia sorella maggiore, Romilde: all’età di 20 anni ha maturato la vocazione, è entrata in convento ed è diventata suora dell’ordine delle Figlie di Maria Bambina. Purtroppo è mancata già da qualche anno, ma la porto sempre nel cuore. E’ stata un esempio di fede, e anche nei momenti più difficili della mia carriera sportiva è stata la mia confidente principale. Ecco perché dicevo che la fede si vive in famiglia».
E Natale vuol dire proprio famiglia: «Per le feste staremo tutti assieme, con i miei figli e i miei nipoti. E cercherò di trasmettere le sensazioni che ho vissuto io anche ai miei nipoti. Ma sono un nonno felice perché siamo una famiglia unita. A loro e più in generale ai giovani vorrei dire che la vita è un dono, che va vissuta sempre con gioia e gratitudine verso Dio. E va fatta fruttare».
Lorenzo Mayer