Anche se sul far della sera non potevamo non ricordarci di fare gli auguri di Buon Compleanno a Giovanni Trapattoni, uno dei tecnici più vincenti del nostro calcio, a livello mondiale. “La Fede in Dio mi ha salvato la vita – aveva raccontato in una delle sue ultime interviste a Gv circa otto anni fa, nel gennaio 2016 – avevo 18 anni, mio padre morì di infarto all’improvviso. Ero disperato, e mia madre doveva mandare avanti la famiglia. Non avevamo nemmeno i soldi per mangiare, ma la preghiera mi ha sostenuto nei momenti difficili ed è stata essenziale per diventare quello che sono”.
Forse, il più vincente. Sicuramente un apripista, il primo ad andare ad allenare all’estero, accasandosi sulla panchina del Bayern Monaco, quando andare all’esterno non era una scelta frequente come oggi. Era la prima metà degli anni Novanta. Oggi, 17 marzo, l’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana ha festeggiato 85 anni. Nella sua casa di Cusano Milanino, insieme ai figli Alberto, Alessandra, ai nipoti, tra i quali Riccardo che lo ha “aiutato” a sbarcare sui social, quando era sulla panchina dell’Irlanda.
Dopo una vita, decenni, davanti alle telecamere, trascorre una vita riservata, completamente fuori dalle luci della ribalta. Affidandosi al silenzio ai ricordi. Senza l’amata moglie Paola, morta circa due anni fa, il 29 dicembre 2022, lo stesso giorno di Pelè, che Giovanni, terzino del Milan, aveva affrontato e fermato sul terreno di gioco. “Per festeggiarlo, ne riproponiamo alcuni passaggi tra i più salienti. “L’oratorio e la parrocchia sono stati fondamentali per la mia formazione anche sportiva, perché ti trasmette degli insegnamenti che cerchi di portare in campo ma che valgono per tutta la vita”. il Trap cerca di “sdebitarsi” proprio con le parrocchie per quanto gli hanno insegnato.
“Ho l’agenda colma di appuntamenti – racconta – mi invitano a parlare negli oratori, a portare una mia testimonianza. E io cerco di accontentare un po’ tutti: quando si tratta di fare del bene. E’ il minimo che io possa fare”. Da questi incontri, l’ex commissario tecnico azzurro si è fatto un’idea precisa dei giovani di oggi. “Fondamentale è partire dalle famiglie, non può essere diversamente. Qualsiasi cosa che noi possiamo dire, poi sono le famiglie che danno l’educazione e gli orientamenti fondamentali per la crescita”. Da questi incontri l’allenatore di Cusano Milanino è uscito con un’idea ben precisa su uno dei problemi maggiori della società moderna. “Dal mattino alla sera c’è frenesia. Troppa. Il cervello sempre in movimento su mille problemi. Mancano quei cinque minuti alla sera per fermarsi a riflettere, farci un esame di coscienza e riconoscere, in tutti i fatti della vita, la presenza dell’Altro con la A maiuscola. Una volta si chiamavano Esercizi spirituali: servivano a fermarsi a riflettere. Oggi sembrano in disuso, nei vocaboli della società moderna, e invece è proprio ciò di cui avremmo più bisogno”.
Parla di famiglia, e ha ben radicato, nel cuore, la sua. “In famiglia abbiamo sempre vissuto la Fede, anche con poco e anche nelle difficoltà. Ho una sorella suora, e mi considero un credente”. Racconta anche di alcune esperienze personali. “Sono stato a Lourdes e a Fatima e in questi contesti vivi delle esperienze e delle sensazioni che la ragione da sola non è sufficiente a spiegare. Basti pensare all’ordinamento dell’universo: è tutto così perfetto che non può essere solo frutto del caso La sua carriera sportiva è stata costellata di successi: quale è stata la soddisfazione più grande? “Difficile dirlo: ma la soddisfazione più grande è la prima che arriva: il sogno di diventare calciatore che si avvera, ecco la Coppa dei Campioni vinta da giocatore con la maglia del Milan”. Tra i tanti ruoli ha ricoperto, per un periodo, anche quello inedito di commentatore tv.
“Ho accettato questo ruolo, dopo tanta insistenza, per non restare completamente fuori dal giro. Sono grato alla Rai per l’opportunità che mi è stata offerta, ma non è un ruolo che fa per me. Questo è un compito che devono fare i giornalisti, e io giornalista non lo sono. Io mi sento allenatore.”
Cosa la mette più nelle vesti di commentatore tv? “A volte, vedi allenatori giovani in difficoltà e non voglio infierire. Anche perché solo chi vive dall’interno lo spogliatoio è al corrente di alcune problematiche. Un esterno, anche di esperienza come posso essere io, non può valutarle compiutamente. Mi spiace, infierire e quindi, nell’esprimere un’opinione, per questo motivo cerco di limitarmi al massimo nelle analisi tecnico-tattiche, rimanendo sulle linee generali”.
Sul calcio estero, ancora otto anni fa, aveva le idee già ben definite. “Le squadre inglesi, infatti, hanno un grande pregio: non mollano mai, segnano anche al 94esimo. E’ un calcio agonistico, anche più violento se vogliamo nel gioco maschio, vibrante che ti appassiona come non mai”. Pur di allenare sarebbe andato anche in Africa “Ero già pronto a partire per la Costa d’Avorio, poi l’allarme Ebola – raccontava il mister – e mia moglie Paola mi hanno fermato e consigliato prudenza. Oggi, alla mia età, non posso più chiudere casa per molto tempo, lasciare tutto e partire per mesi e mesi. Ecco perché l’ideale sarebbe una Nazionale emergente, con un progetto serio, che ti consenta ritmi di lavoro un po’ più blandi. Partire in media una volta al mese e per il resto del tempo riuscire a fare anche il pendolare con Milano”.
Tra i presidenti che ha avuto come allenatore in Italia, quale le è rimasto più nel cuore? A parte Boniperti, con cui c’era un rapporto e legame splendido, Ernesto Pellegrini all’Inter, una persona squisita, eccezionale, che ho rivisto, con enorme piacere, qualche giorno fa, in occasione di una splendida celebrazione della sua aziendale”. L’eliminazione ai Mondiali di Corea, quando era commissario tecnico dell’Italia, un trauma sportivo che non ha mai superato del tutto. Sognava di chiudere la carriera seguendo la crescita di un Settore giovanile, magari a tinte rossonere, ma poi la vita ha scelto altre strade. E lui le ha accettate sempre da uomo di fede. Molti auguri caro Trap. E grazie per la tua testimonianza.
Lorenzo Mayer