Aprire e riusare degli edifici scolastici chiusi per diluire la presenza di alunni e migliorare le condizioni di sicurezza contro il contagio da virus.
È una delle misure cui sta pensando la Regione Veneto, di cui ha parlato il Presidente Zaia nel consueto incontro con i media per aggiornare sulla lotta alla pandemia.
«Siamo dell’idea – afferma Zaia – che l’ormai prossima riapertura delle aziende debba essere accompagnata da un provvedimento a sostegno delle famiglie, in particolare dove ci sono minori, che altrimenti rischiano di essere abbandonati quando i genitori torneranno al lavoro».
L’idea è così di avviare in via sperimentale la riapertura di servizi e scuole per i bambini 0-6 anni.
Su questi temi c’è già stato un primo confronto tra gli assessori alla sanità e sociale, Manuela Lanzarin, e alla scuola, Elena Donazzan, l’Ufficio scolastico regionale e i responsabili e gestori delle scuole statali, paritarie e private dell’infanzia, che ha coinvolto anche i sindaci (Anci), il dipartimento regionale di prevenzione sanitaria e la federazione dei pediatri di base (Fimp).
L’idea è di creare gruppi-classe non superiori ai 15 bambini, con fasce orarie ‘allargate’ per ingresso e uscita in modo di evitare assembramenti, attenzione ai contatti, allontanamento immediato in caso di eventuali sintomi…
«Se il distanziamento nella scuola usuale – spiega Zaia – non si può fare a perfezione, abbiamo delle scuole vuote. Se abbiamo portato gli ospedali negli alberghi, perché non potremmo portare un bambino in una scuola riadattata per la circostanza?».