Emma osserva il cronometro, è lui il suo principale concorrente. Allaccia con attenzione la prima scarpa, poi la seconda. Sono quelle chiodate che usa ormai da diversi anni, si è affezionata: le consentono di avere una resa maggiore sulla pista, più presa sul terreno che può fare la differenza. Infila i pantaloncini, la maglietta e a volte il pettorale con un numero.
Ed è pronta per una nuova gara, una nuova sfida. Quella di domenica 14 gennaio, durante la seconda giornata di competizioni di atletica al Palaindoor di Padova, Emma Mazzenga (foto d’apertura gentilmente concessa da Atleticamente Fidal Veneto) l’ha vinta diventando la novantenne più veloce del mondo.
L’atleta padovana ha stabilito un nuovo record mondiale nei 200 metri per la categoria W90 (over 90 anni). Il cronometro si è fermato a 54 secondi e 47 centesimi, un tempo incredibile considerando che la sua prestazione ha spazzato via il precedente primato durato 13 anni, detenuto dalla canadese Olga Kolteko (di quasi 6 secondi in più). Al telefono la campionessa esprime la sua soddisfazione: «Sono contenta del risultato, mi ricompensa del lavoro fatto in quest’ultimo periodo: solo da un mese ho ripreso ad allenarmi dopo uno stop per un infortunio». Emma è una velocista e non è nuova a prestazioni agonistiche di questo livello: sono numerosi i record nazionali ed internazionali che detiene, come quattro anni fa dove ha ottenuto il primato del mondo sui 400 metri nella sua categoria (W85) in Polonia. «In quell’occasione – afferma perplessa – nessuno ne ha parlato. Non mi spiego il motivo dell’eco mediatico che ha avuto il risultato di alcuni giorni fa».
Per l’intrepida atleta fare sport è sempre stato importante: «Ho bisogno di farlo perché mi aiuta a mantenere un certo benessere psicofisico. In particolare mi piace la corsa e cimentarmi nelle gare: sono un’agonista e mi attrae la competizione e l’adrenalina che mi lascia. È uno sport individuale dove gareggio contro il cronometro, per abbassare i tempi, per riuscire a migliorarmi. È un modo per mettermi alla prova e mi sprona ad allenarmi, a mettercela tutta».
Emma è nata il primo agosto 1933 nella città del Santo dove si è laureata in scienze biologiche; si è sposata nel 1963 ed è rimasta vedova a 55 anni. Ha due figli e un nipote. Per quarant’anni è stata insegnante alle scuole medie, poi alle superiori. Sin da giovane ha praticato sport: la pallavolo e il basket per poi approdare, nel periodo dell’università, all’atletica con il Cus Padova. Sin da subito ha gareggiato su diverse distanze: 60, 100, 200, 400 metri, oltre agli 800 e nelle corse campestri sui 4 chilometri (che ha fatto fino ai 75 anni). Nel ’61 ha smesso con l’atletica per poi riprenderla nel 1986 nella categoria master e da allora – a parte qualche breve intervallo – ha sempre praticato questa sua grande passione. Negli anni è passata da diverse società sportive per poi approdare all’Atletica Insieme Verona. Ha una vita molto dinamica oltre la pista: gira per la città natale con la sua 500, usa molto la bicicletta e in casa la cyclette, si dedica alla lettura, va al cinema e visita mostre. Vive da sola in un appartamento al secondo piano, senza ascensore (logicamente) ed è attenta sull’alimentazione: «È importante», dice.
Si allena normalmente 3 volte a settimana coprendo distanze diverse (60, 100, 200, 400 metri), a seconda delle gare in programma (sempre su queste lunghezze). A seguirla nella preparazione c’è l’amica e anch’essa atleta Rosa Marchi, responsabile del settore master della Fidal Veneto. «Le devo moltissimo – spiega Emma – in quanto è stata lei che mi ha incoraggiato a tornare in pista 5 anni fa. Inoltre mi segue nelle trasferte, pianifica gli allenamenti, mi cronometra, mi dà consigli. Ho veramente trovato una validissima assistente ma soprattutto un’amica». Rosa dal canto suo non nasconde l’ammirazione per la fuoriclasse: «È eccezionale, ha una mentalità da agonista, una determinazione pazzesca, farebbe invidia a tanti giovani atleti. Ha una carica straordinaria di energia, mi colpiscono la sua lucidità e memoria. Nell’atletica è uno stimolo immenso, sia per me che per tutti gli atleti master italiani e non solo».
Dal punto di vista delle prestazioni Rosa puntualizza che Emma «punta a battere il record sui 400 metri – che considera la sua lunghezza congeniale – per la sua categoria. Un anno fa era più allenata e i 200 metri li ha corsi sotto i 50 secondi; ci aspettiamo quindi che nelle prossime gare migliori ancora sui 200, è in grande ripresa. È incredibile che una donna di 90 anni punti a fare sempre meglio di volta in volta».
A proposito delle prossime competizioni la primatista nostrana sarà impegnata a fine febbraio nei campionati italiani master ad Ancona, a marzo in quelli europei in Polonia. L’appuntamento più importante saranno i campionati mondiali in Svezia, ad agosto: «Spero di riuscire ad andarci», conclude Emma.
Paolo Gallerani