Oggi, 5 marzo, siamo fuorilegge. Nel senso che per la 36esima volta, dall’inizio dell’anno, nell’aria di Mestre e Venezia si sfora il livello di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili. Lo mostra la centralina Arpav di rilevamento, posta al parco della Bissuola, che segnala in tempo reale il livello di Pm10 nell’aria.
La normativa stabilita dall’Unione europea e dai ministeri italiani dell’Ambiente e della Salute indica in 35 all’anno gli sforamenti massimi per non incidere negativamente sulla salute umana.
In pratica, un giorno su due, in questo anno 2019 ha visto livelli di polveri più alti di quanto la legge ritiene il limite per non provocare danni alla salute.
I dati dipendono molto dalle condizioni atmosferiche e le condizioni di stabilità di questi primi due mesi e poco più dell’anno aiutano l’inquinamento. Però il segnale è allarmante.
Può confortare un fatto: nel 2007 si erano raggiunti i 160 sforamenti e si si era arrivati addirittura a superamento del limite, nell’aria di Mestre, nel 2006. E si può ragionevolmente ipotizzare che, alla fine del 2019, i dati complessivi saranno più contenuti di una dozzina di anni prima.
Qualcosa, da allora, si è fatto. Ma si può ancora incidere tantissimo sui mezzi di trasporto (responsabili di un terzo della produzione di polveri) e sui sistemi di riscaldamento domestico (responsabili di un altro terzo dell’inquinamento). Le soluzioni, dal punto di vista tecnologico, ci sono. Adesso bisogna sostenerle e sollecitare la coscienza comune e di ciascuno di noi. (G.M.)