Continuare con le restrizioni? Presto diventerà inefficace e, a lungo andare, produrrà la reazione uguale e contraria: la ribellione.
Lo sottolinea il presidente del Veneto, Luca Zaia, facendo il punto sull’emergenza Covid nel corso del quotidiano incontro con i media, dalla sede della protezione civile a Marghera.
«A marzo – afferma Zaia – tutti avevamo paura di morire e tutti sapevamo poco del virus». Perciò la reazione è stata corale e anche il lockdown è stato osservato con molta diligenza. Ci si sentiva tutti molto uniti dalla stessa disgrazia, tanto da ritrovarsi sui terrazzini di casa a cantare insieme.
I mesi successivi, rileva il Governatore, hanno cambiato le cose. Le conoscenze accresciute, ma anche la seconda ondata, la percezione dei più giovani di rischiare poco ha fatto sì che «ora il problema del virus sia vissuto come problema dell’ospedale o del vicino di casa. Ma se abbandoniamo il “noi”, come atteggiamento di fronte alla pandemia, e torniamo all’“io”, non è che chi governa possa affrontare il problema a suon di ordinanze. I divieti, le multe o lo Stato di polizia non servono a risolvere la questione».
Quel che serve, per il presidente del Veneto, è comunicare e convincere: «Credo sia necessario ripristinare il collegamento con i cittadini. Servono campagne comunicative che coinvolgano, dei percorsi da fare insieme. Altrimenti va a finire che chi non ha il Covid in famiglia ed è giovane dirà “e a me che me ne importa”?».
Il rischio sempre più evidente – riprende Luca Zaia – «è la dicotomia fra popolazione sana e malata. E l’altro rischio è il passaparola dei negazionisti. Ma non possiamo lasciare ad altri una comunicazione coerente con quello che sta succedendo». (G.M.)