In piazzale Giustiniani, a Mestre, opera un nucleo silente anti Covid-19 del Servizio di igiene e sanità pubblica che mappa i veneziani venuti a contatto con qualsiasi persona risultata positiva al Coronavirus. Una control room che al culmine dell’emergenza è diventata il braccio destro dell’Unità di crisi, la cabina di regia dell’Ulss 3 Serenissima nel contrasto al virus.
Mentre nell’Unità di Crisi, che ha sede in via don Tosatto, si mettono in campo le strategie per la gestione dell’emergenza epidemiologica, qui, a pochi chilometri di distanza, in una sala del dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, sei professionisti tra medici e sanitari guidati dal direttore del Sisp Vittorio Selle, ogni giorno gestiscono via telefono una media di 150 persone.
Sono i “contatti”, cioè quei soggetti che gravitano attorno ai pazienti positivi. Dalla control room li cercano, li tracciano e organizzano l’effettuazione del tampone, pronti a intervenire all’insorgenza dei primi sintomi: 1.956 i casi positivi emersi, quasi 5 mila i contatti dei positivi raggiunti, di cui attualmente restano in sorveglianza attiva 180 utenti. E poi altri 1.608 viaggiatori al rientro in Italia presi in carico a vario titolo, di cui 140 ad oggi sotto sorveglianza attiva.
Gli operatori della sede di Piazzale Giustiniani effettuano il loro monitoraggio assieme a quelli della nascente gemella control room di Dolo, che conta altri sei professionisti ai quali si aggiungono, anche qui, quattro operatori dedicati all’ulteriore sorveglianza telefonica, dislocati in un’altra stanza.
Indagine epidemiologica, gestione dei casi sospetti, calendarizzazione dei tamponi e comunicazione del risultato, invio delle certificazioni di negativizzazione e di fine isolamento, controllo dei dati relativi agli screening sierologici, gestione di casi difficili con sostegno al lutto, al panico dovuto all’isolamento e alle difficili dinamiche familiari: “Sono solo alcune delle attività svolte in questi mesi. Diretto e supervisionato dall’Unità di Crisi dell’Ulss 3 Serenissima, questo team ha saputo giocare di squadra e dare un contributo sostanziale alla strategia di contenimento del contagio” sottolinea il Direttore generale dell’Azienda sanitaria veneziana Giuseppe Dal Ben.
Al culmine dell’emergenza gli operatori della control room sono lievitati a 35. “Anche qui stiamo contrastato il Covid-19, e anche qui ci stiamo difendendo mettendo in campo ogni energia e ogni professionalità a nostra disposizione. In questo momento nella nostra Azienda ci sono 36 casi positivi e 232 persone in isolamento. Stiamo aggredendo i focolai nell’immediato. In questa fase risulta fondamentale che le persone sottoposte a quarantena e isolamento rispettino le indicazioni date dal Servizio di igiene e sanità pubblica. Il periodo estivo invita ad aumentare le situazioni di incontro, prossimità e convivialità, ma come abbiamo sempre chiesto, e continuiamo a chiedere, ai cittadini di rispettare le regole, a chi è sottoposto a un momento di monitoraggio si domanda il ferreo rispetto delle indicazioni” ricorda il Direttore generale.
E nulla, a emergenza sopita, verrà smantellato. “Questa cabina resta – spiega il dottor Selle – e si strutturerà sempre di più, anche a livello tecnologico. Lavoriamo già con strumentazioni d’avanguardia e presto vorremmo collegarci anche con eventuali iniziative di monitoraggio tecnologico della cittadinanza a livello nazionale. Non dobbiamo farci cogliere impreparati. Bisogna abituarsi all’idea che non solo questo virus possa tornare, ma che in futuro possano svilupparsi epidemie di altro tipo”.
Tra le dotazioni in crescita, l’ultimo arrivo è stato appeso alle pareti: nella sala di comando è appena comparsa una grossa lavagna luminosa con sistema di biosorveglianza georeferenziata. Per favorire una visione d’insieme e tenere sempre sotto controllo eventuali recrudescenze o nuove epidemie, nei pannelli interattivi ora si illuminano i cluster e i casi singoli in tempo reale, appena il tampone viene validato.
La control room di piazzale Giustiniani e quella gemella di Dolo sono sempre in collegamento con l’Unità di Crisi che le fornisce le direttive, con i medici di base, con la microbiologia che segnala la positività al tampone, con le Unità speciali di continuità assistenziali. “Disponiamo il tamponamento a tutte le persone entrate significativamente a contatto con un positivo – dice il dottor Selle -, per capire se attorno al caso indice ci siano altri infetti. Chi sta bene viene in ambulatorio dai nostri operatori, altrimenti si attiva la procedura a domicilio”.
Non solo, oltre a mappare i contatti attorno al caso di positività accertato, al tracciamento si affianca anche la presa in carico del positivo in isolamento domiciliare. Da qui parte poi la sorveglianza sanitaria e la disposizione dei tamponi di verifica per certificarne la guarigione al quattordicesimo giorno (accertabile solo dopo due esiti negativi consecutivi). “E nel frattempo sentiamo tutti i giorni il paziente per verificare come sta”.
Lo stesso controllo è avvenuto con le case di riposo: nella fase acuta la supervisione ha contato una media di 607 telefonate al mese per verificare lo stato di salute degli operatori positivi, che sono da aggiungere a tutte le altre telefonate fatte anche ai 1.106 contatti stretti degli operatori risultati infetti. In questi mesi la control room ha anche monitorato giornalmente 1.173 ospiti delle case di riposo. La supervisione ha riguardato le case di riposo di tutta l’Ulss 3, con un medico dedicato e la gestione dei rapporti con i coordinatori e i direttori degli ospizi.