Nessuna delle dieci persone attualmente ricoverate per Covid in terapia intensiva negli ospedali dell’Ulss 3 Serenissima è vaccinata.
È un dato emblematico, che conferma come la vaccinazione sia un supporto essenziale: riduce al minimo la probabilità di aggravarsi pesantemente, tanto da finire in rianimazione e rischiare di morire.
Dieci persone in terapia intensiva – il dato aggiornato ad oggi dal bollettino quotidiano della Regione Veneto – dicono però anche l’aumento della pressione sugli ospedali nel territorio veneziano. Un mese fa, il 26 ottobre, erano solo 3.
In area non critica a causa del Coronavirus sono invece attualmente ricoverate, negli ospedali dell’Ulss 3, 70 persone (un mese fa erano 29). Circa metà sono i vaccinati e altrettanti i non vaccinati.
Ma il dato va capito bene. È ovvio, da un lato, che, data la percentuale attorno all’80% di residenti che hanno completato il ciclo di immunizzazione, ci sia una platea ben più vasta, tra i vaccinati, di persone che possono infettarsi.
Ma alla fine, in numeri assoluti, i ricoverati non gravi – vaccinati – sono più o meno gli stessi dei non vaccinati. Significa che un non vaccinato ha cinque volte più probabilità di finire in ospedale per il virus rispetto a un vaccinato. Ma probabilmente le probabilità sono ancora di più, visto che i vaccinati in ospedale sono normalmente più anziani e con altre patologie, e perciò è maggiormente opportuno che vengano sottoposti ad assistenza più accurata.
Sta di fatto che la malattia gravissima, per un vaccinato, è largamente improbabile, tant’è vero che il rapporto, in rianimazione, è appunto di dieci a zero. (G.M.)