Con ogni probabilità il Veneto rimarrà zona gialla. Il verdetto uscirà tra poche ore, dalla valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ma ci sono gli elementi – a partire dalla discesa dell’indice Rt – per prevedere che non ci sarà la temuta bocciatura e il passaggio alla zona arancione.
Lo afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel corso del briefing che, come quasi ogni giorno, viene fatto dalla sede della protezione civile regionale, al quartiere Cita di Marghera.
L’indice di trasmissibilità del virus è sceso, nell’ultima settimana, da 1,11 a 1,01. Significa, grossomodo, che ogni contagiato infetta un’altra persone. Questo per la statistica, naturalmente. E significa che la pandemia in Veneto è in una situazione di stallo, ma con tendenza alla discesa.
Poi, un altro indice di trasmissibilità, che preme ancor di più agli esperti dell’Istituto superiore di sanità, dà buoni segnali: è quello che valuta la situazione non sull’ultima settimana ma sulle ultime due. In questo caso l’indice è sceso a 0,91, sotto quella soglia di 1 che è il confine tra calo e crescita della pandemia.
I dati, insomma, lascerebbero pensare al miglioramento. E, soprattutto, permetterebbero alla regione e al suo Governatore di tirarsi fuori da quella morsa mediatica in cui ci si è trovati nei giorni scorsi. I numeri assoluti del Covid-19, infatti, sono alti, perfino decisamente più alti rispetto al resto d’Italia. Perciò hanno fatto scrivere di un “caso Veneto”.
Per esempio: nelle ultime ventiquattr’ore sono stati trovati altri 3.883 casi positivi. «Ma dipende dal fatto – spiega Zaia, accalorandosi – che noi facciamo tanti tamponi: ne abbiamo fatti 16.300 molecolari e 40.130 rapidi, nell’arco dell’ultima giornata. Ne facciamo tanti e perciò troviamo tanti positivi. Però dopo passa la comunicazione che abbiamo fatto solo i molecolari e perciò la percentuale di positivi sui test è alta. Ma non è vero: noi abbiamo avuto ieri il 6,88%».
Restano comunque molto significativi i dati sui ricoveri: oggi si registra il record assoluto di persone costrette alla terapia intensiva causa Covid: sono 375, cioè 18 più di ieri. Questo numero non si era mai visto, fino ad ora, e supera anche la soglia del 30% di occupazione dei posti letto complessivi in rianimazione, indicata dall’Istituto superiore di Sanità come soglia di allarme.
Sul fronte dei ricoverati in area non critica (cioè nei reparti di malattie infettive, pneumologia, medicina) da segnalare un lieve calo: -46 posti occupati, che ora in totale assommano a 2.801.
Ancora molto pesante, dopo il tragico e storico record di ieri, il numero dei morti “con” o “per” il Covid: nelle ultime ventiquattr’ore sono stati 108, che portano il totale dei decessi, da febbraio scorso, a 4.659.
È un po’ come dire che, nell’ultima giornata, il Coronavirus si è portato via più persone di quanti bambini siano nati nello stesso tempo in tutta la regione. (G.M.)