Un test istantaneo o comunque molto rapido, che soppianti o almeno preceda il tampone fornendo una risposta affidabile in pochi minuti. È lo strumento che la Regione Veneto conta di poter utilizzare in autunno. Altrimenti i servizi sanitari saranno congestionati di richieste di chi vorrà sapere se due linee di febbre e un po’ di tosse, che in tanti avranno in quel periodo, siano segno di Covid-19.
La previsione che a breve ci possa essere un test nuovo e molto rapido per fare diagnosi sul Coronavirus la fa il presidente del Veneto, Luca Zaia, durante il consueto incontro di aggiornamento sull’emergenza, dalla sede della Protezione civile a Marghera.
«Sarà la fase 4», sintetizza Zaia, per dire che il problema del prossimo autunno «sarà discriminare fra i casi Covid e i non Covid. Non possiamo pensare che tutti quelli con la tosse vadano messi in quarantena in attesa di avere la certezza della diagnosi».
In questo senso si sta scrivendo il nuovo piano sanitario regionale, che dovrà trovare risposta efficace per evitare che, alla comparsa dei primi virus parainfluenzali, migliaia di persone intasino i pronto soccorso per paura di aver contratto il Coronavirus. «La diagnostica – riprende il Governatore – sarà fondamentale. Ma è innegabile che, essendo questa una pandemia e perciò anche un business per tutte le multinazionali, l’evoluzione da qui a ottobre per test e farmaci ci sarà e ci catapulterà in un’era diversa».
Un’aspettativa, questa, condivida da Andrea Vianello, direttore della Fisiopatologia Respiratoria dell’Azienda Ospedaliera di Padova, intervenuto al briefing con Zaia: «Più che la malattia in sé mi preoccupa di poter controllare l’impatto sul sistema sanitario di quel che accadrà in autunno. E il ridimensionamento dell’impatto della malattia è legato alla tempestività della diagnosi, cioè della capacità di identificare il paziente, di isolarlo e curarlo: questa sarà la chiave di volta». (G.M.)