Sono attraenti, ricche, luminose, ipermoderne, completamente attrezzate. E offrono prestazioni a prezzi stracciati: quei 29 euro per un’otturazione dentale sono capaci di mettere in crisi il più parsimonioso tra i pensionati veneziani. Da due anni a questa parte quelli che si lasciano tentare dai “paradisi dell’odontoiatria a basso costo” sono cresciuti in modo esponenziale. Il problema è che messo piede in una di queste cliniche con i propri denti, a volte se ne esce danni perfino irreversibili all’apparato di masticazione.
Malasanità dentale. O truffa che dir si voglia. (La Vitaldent, tra le tante, ne sa qualcosa, coinvolta due anni fa in un caso di presunta frode e riciclaggio). Alla commissione dell’albo degli odontoiatri di Venezia arriva almeno una segnalazione di danni in bocca a settimana. «Numeri inimmaginabili fino a due anni fa», periodo in cui è esploso il fenomeno delle cure dentistiche low cost. «Questa gente è disperata – conferma il presidente Giuliano Nicolin -. I numeri sono saliti questo ultimo anno. Le segnalazioni di chi è stato danneggiato da queste cliniche arrivano settimanalmente o nel mio studio o direttamente a me, come presidente. Fino al 2016 erano molto, ma molto più rare».
C’è anche l’anziano mestrino, come denuncia Adico, che gira da otto mesi con sei denti provvisori. Dolori e difficoltà di masticazione inclusi. Tutto perché una di queste cliniche si starebbe negando per la conclusione dei lavori nella bocca dell’uomo. Oltre al danno anche la beffa: lui, in buona fede, avrebbe già saldato la fattura.
Una storia uguale ad altre cento: il paziente si presenta in studio, il suo caso non viene analizzato, non lo sottopongono nemmeno agli esami preliminari. Concordano subito, però, un piano d’intervento alla bocca in base alla disponibilità economica: «Peggio – rincara Nicolin – in queste cliniche forzano i piani terapeutici non in base alle patologie, ma a quanti soldi può spendere il paziente. Vendono le prestazioni e non curano. Fanno odontoiatria come investimento finanziario».
Due i danni più frequenti. Nel primo caso convincono il malcapitato a togliere tot numero di denti per sostituirli con degli impianti permanenti, «ma quando li hanno estratti si accorgono che manca osso, che non esistono le condizioni minime per mettere l’impianto… e lasciano il paziente con apparecchi mobili – dice l’esperto – e ne ho visti almeno tre o quattro di questi casi nell’ultimo mese, è la tipologia più diffusa».
Così lo sdentato in attesa di una bocca nuova si sente dire che il programma concordato all’inizio è sbagliato e non si può completare, offrendo a volte, come blando risarcimento, una protesi mobile, la meglio conosciuta dentiera, con differenze sia estetiche che, soprattutto, legate alla qualità della masticazione. «Il tutto già pagato» ricorda il dottor Nicolin, spesso con finanziamenti ad hoc: «Queste persone sono danneggiate anche economicamente, con un apparato della masticazione gravemente compromesso».
Il secondo incidente dentale più diffuso è legato «alle terapie eseguite male», spiega ancora. E il motivo è chiaro: le grandi catene che commercializzano cure dentali assumono solo giovani neolaureati, privi d’esperienza: «Non vanno a prendere il professionista che ha già una certa esperienza, magari come supervisore, almeno. I neolaureati qui si mettono a fare grandi lavori senza avere reali capacità».
E senza contare che appena questi neodottori si accorgono di non essere correttamente stipendiati ci mettono poco ad andarsene. Così il paziente ogni volta vede un dottore diverso. «I colleghi che lavorano in queste cliniche, compreso il personale ausiliario, si lamentano di non essere pagati. E c’è un elevatissimo turn over. Un paziente entra, inizia le cure con una persona e nel corso del trattamento viene visto anche da quattro o cinque operatori distinti. Poi quando ci sono problemi i pazienti ci dicono che non sanno a chi rivolgersi: “Non ho mai visto la stessa persona”».
E la possibilità di non vedere più nemmeno i propri denti sani? C’è eccome, ammette Nicolin: «Abbiamo casi in cui i pazienti si sono fatti convincere di togliere i denti sani per mettere quattro impianti e poi una protesi su impianti per tutta la bocca. E capita molto frequentemente. Non posso dire che il 100% dei lavori fatti in queste cliniche siano al 100% lavori da rifare. Ma l’esperienza – aggiunge l’esperto con riso amaro – mi dice che ci vuole “un po’” di fortuna…».
In alcune ci sono professionisti che lavorano con etica e deontologia senza piegarsi alle logiche di mercato, è vero, «non tutti operano male. A volte c’è qualche professionista che mi chiama e mi dice “Sono venuto via perché lì ho visto questo, questo e questo”. Si può allora capitare nelle mani di colleghi che sono capaci e pensano al bene della persona. Ma sono molto rari in questi contesti. Spesso vanno via semplicemente perché, lì, non vengono pagati».
Giulia Busetto