Dall’istituto di scuola superiore “Guglielmo Marconi” di Torre Annunziata in provincia di Napoli al titolo di re del gol. Con 300 presenze in serie A, Ciro Immobile ha appena battuto un nuovo record. Ma soprattutto con 188 gol è entrato tra i primi 10 goleador di tutti i tempi in serie A.
Capitano e attaccante della Lazio, bomber della Nazionale azzurra con cui ha conquistato gli Europei nel 2021, Ciro Immobile racconta a GV (nei giorni in cui è in corso il FuoridiBanco, il Salone dell’offerta formativa a Venezia) il suo percorso di studi. E le sue passioni. Quelle che vanno oltre il calcio e i gol.
«Ho frequentato un istituto tecnico fino al quarto anno, per me è stata un’ottima scelta – racconta Ciro – perché un istituto tecnico ti dà la possibilità di proiettarti in tempi brevi nel mondo del lavoro. Avere un “pezzo di carta” in mano conta tantissimo, soprattutto al giorno d’oggi. Io, purtroppo, mi sono fermato al quarto anno, ma già al terzo anno si ha un primo livello. Però, una volta terminata la mia carriera di giocatore, mi piacerebbe riprendere in mano gli studi, conseguire il diploma e eventualmente anche iscrivermi all’università. È sempre positivo imparare cose nuove e se non fossi diventato un calciatore famoso di successo avrei fatto il programmatore di computer».
Ai ragazzi che dovranno scegliere che indirizzo prendere lui regala tre parole chiave, come consiglio. «Curiosità: fatevi guidare dalla curiosità. Ambizione: non rinunciate ad inseguire i vostri sogni e vedrete che la scelta sarà quella giusta. Impegno: lo studio esige impegno ed è fondamentale non perdersi, rispettando, per quanto possibile, i tempi. Studio e sport devono saper coesistere ed essere le due facce della stessa medaglia. Con una differenza: lo studio vi dà la possibilità di essere e diventare qualcuno, con i vostri mezzi, nella vita quotidiana. Per arrivare nel calcio che conta occorre talento naturale e una buona dose di fortuna. Non rinunciate allo sport, ma nemmeno mettete in panchina la scuola. Non tutti possono diventare grandi campioni nel calcio ma, grazie alla scuola, tutti possiamo essere persone migliori e responsabili. Penso che questo aspetto sia l’obiettivo principale che dobbiamo porci».
Da Torre Annunziata a Torino. «Quando sono passato alla Juve ho dovuto cambiare scuola. Sono rimasto nello stesso ramo, l’istituto tecnico, e ho frequentato fino al quarto anno dei corsi, dopo gli allenamenti. Ma poi, quando sono iniziate le trasferte di Champions e sono aumentati gli impegni agonistici, non ce l’ho più fatta, perché il tempo libero a disposizione si è molto ridotto. Però sento che mi manca un tassello prezioso e per questo vorrei concludere».
Lorenzo Mayer