Trionfo del cibo-spazzatura e attentato alla nostra salute? O primato del progresso e della tecnologia per l’alimentazione? Mah, fatto sta che i ritmi alti e sempre più veloci del nostro tempo e il commercio on line hanno portato il mercato dei prodotti alimentari industriali in Italia, nel 2022, a crescere del 2,5% a 52,5 miliardi di euro. Sarà forse un bene per l’economia, ma per la nostra salute è più probabilmente un ulteriore invito alla prudenza.
Prudenza che significa aver chiaro che cosa è meglio per il nostro benessere: «Nonostante ogni evoluzione, il modello alimentare preferibile resta quello della dieta mediterranea perché protettivo nei confronti delle patologie e perché richiede un apporto di alimenti minimamente processati e che siano soprattutto di origine vegetale». Lo sottolinea Annamaria Del Sole, da poco più di un mese direttore del Sian, il Servizio di Igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Ulss 3 veneziana.
Eppure i cibi pronti, cioè lavorati dall’industria e pronti per il consumo, sono sempre più presenti sulle nostre tavole. Un elenco? Potrebbe comprendere pietanze in scatola, minestre in sacchetti, creme spalmabili, pani confezionati, cereali per colazione, carni conservate (salumi, würstel, hamburger…), bevande zuccherate, bevande “zero”, biscotti, dessert vari, merendine, gelati, barrette energetiche, sostituti del pasto per dimagrire, hamburger vegetali…
Ma aldilà dei vantaggi che sono evidenti – soprattutto fruizione rapida e semplice e presentazione gradevole – quali fanno bene? O meglio: di quali si può fare un consumo moderato senza esiti problematici?, e da quali invece è bene guardarsi? «Il problema di fondo – spiega la dott. Del Sole – è che i prodotti ultra-trasformati contengono a volte quantità eccessive di zuccheri o sali e grassi, mentre spesso contengono poche fibre».
E non è neppure una questione di additivi, rileva la responsabile del Sian. Gli additivi alimentari includono coloranti, addensanti, conservanti, emulsionanti… Spesso sono considerati la chimica dentro al piatto, cioè il nemico numero uno: «Gli additivi – spiega l’esperta – non sono veri ingredienti alimentari, ma sono elementi usati nell’industria alimentare per le loro funzioni: i conservanti hanno funzione antimicrobica, gli addensanti rendono più palatabile l’alimento….».
E da un lato è certamente vero che ogni prodotto alimentare “industriale” – se contiene conservanti o stabilizzanti o altre sostanze – li contiene entro i limiti previsti dalla legge. Ma come si regola il cittadino rispetto alle quantità da assumere senza pericolo? Perché in una medesima giornata una persona può consumare una modesta porzione di uno solo di questi prodotti o anche numerose porzioni di più prodotti. E magari in quantità significative…
Secondo la responsabile del Servizio di Igiene degli alimenti e della nutrizione a tutelarci c’è innanzitutto l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che pone le regole circa quantità e qualità degli additivi nei prodotti alimentari ed effettua studi per vedere nel tempo i possibili effetti di queste sostanze sulla salute. «In generale, per le evidenze scientifiche attuali, gli additivi usati possono essere considerati sicuri. Solo nitrati e nitriti, contenuti in genere nelle carni conservate, sono potenzialmente pericolosi perché potrebbero condurre verso patologie tumorali. Inoltre non esiste un effetto cumulativo della loro assunzione. Perciò la prima attenzione da avere non è tanto per gli additivi contenuti in un prodotto industriale, quanto per il suo apporto nutritivo e per la salubrità generale di quel prodotto».
Insomma, praticamente: «La lettura delle etichette da parte dei cittadini consumatori resta fondamentale: occorre essere consapevoli di quel che si acquista e si consuma. Prima di concentrarsi su qualsiasi tipo di additivo – rimarca Annamaria Del Sole – occorre verificare gli ingredienti e in particolare la quantità di zuccheri e grassi presenti, perché purtroppo nei prodotti industriali è probabile trovare quantità di zuccheri in eccesso o di grassi che non apportano benefici al nostro organismo».
Insomma, il consiglio di fondo rimane quello di praticare una dieta diversificata ed equilibrata, semplice come lo è quella della tradizione mediterranea.
«Bisogna tenere conto dell’alimento nella sua interezza», sintetizza la direttrice del Sian nell’Ulss 3 Serenissima. «Per le pietanze di ogni giorno è meglio partire da alimenti semplici e non trasformati o ultra-processati. Piuttosto di un sugo con le melanzane di produzione industriale è meglio il sugo fatto in casa – ovviamente quando si può. Ma non tanto – ribadisco – per gli additivi aggiunti nel processo di preparazione, quanto perché in scatola ci sono zuccheri o grassi aggiunti che al nostro organismo non servono».
Giorgio Malavasi