«Purtroppo nella vita, talvolta, quello che conta è il “fare”, è l’efficienza. E, allora, quando siamo di fronte a chi non è più produttivo, efficiente o magari non lo è mai stato… che cosa fare? Ci si può chiamare Charlie Gard, avere solo dieci mesi e non avere avuto mai il bene della salute… E in questo caso gli uomini – con le loro leggi e sentenze – possono intervenire e decidere se una vita sia degna d’esser vissuta o meno».
Lo dice il Patriarca, intervenuto sul tema al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale: quello del bambino inglese affetto da una gravissima malattia genetica. Le parole sono state pronunciate nell’omelia della Messa celebrata sabato 1° luglio nella chiesa del monastero delle Suore Bianche, al Lido di Venezia (foto qui sotto).
«Se una società – continua mons. Moraglia – una cultura, un ordinamento giuridico decidono della qualità di una vita, ma non del suo indiscutibile primato, allora si può cadere nell’arbitrio. La vita, invece, è un valore sempre. Anche quando non è più “affascinante”, anche quando non è più sana e vigorosa. Sempre si tratta di vita umana. E, come ci ha detto proprio in queste ore Papa Francesco, “difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”.
Se in una società, in una cultura o in un ordinamento giuridico si smarrisce il senso della vita – cioè il rispetto dell’uomo, sempre, in ogni frangente -, allora tutto dipende unicamente da chi, in quel momento, ha in mano le levi decisionali e potrà definire se una è vita è degna d’esser vissuta o meno. L’indignarsi – in modo pacato ma fermo – diventa, allora, il segno di una coscienza che si interroga non solo sulla doverosa qualità della vita ma anche sul suo imprescindibile valore.
Perché, allora, solo qualche volta dire “Je suis Charlie”? No, io sono sempre il “Carlo di turno”, il Carlo sconosciuto che fatica e arranca lungo la strada del vivere comune. Sì, il “Carlo di turno” può essere l’erede al trono d’Inghilterra oppure un piccolo bambino di dieci mesi di cui i genitori chiedono di poterne tutelare la vita… Ma se sono le leggi degli uomini a decidere quale vita sia riconosciuta degna d’esser vissuta allora – non illudiamoci! – tutto può diventare possibile. In ogni senso, e non nel migliore».