Cassonetti gialli, si cambia. Si va verso una formula a chilometri zero. Dopo molti anni, infatti, la Caritas veneziana ha deciso di lasciare questa via e aprirne una nuova.
«Il sistema – spiega il Vicario per gli Affari generali, don Fabrizio Favaro – ha manifestato tanti lati positivi, ma anche qualche lato negativo. Il principale è che, invece di ottenere il riutilizzo di parte degli abiti, di fatto gran parte di essi vengono mandati al macero».
Gli indumenti lasciati nei cassonetti posizionati in strade e piazze, infatti, vengono raccolti e in buona parte venduti ad una società che li trasporta verso grandi magazzini di stoccaggio e impianti di trattamento di stoffe e tessuti. Alla cooperativa veneziana Mace viene riconosciuto un compenso, così come alla Caritas, per attuare i propri progetti solidali. In effetti, in questi anni, la Caritas veneziana ha solo offerto il proprio patrocinio all’operazione e il valore della propria referenza, attestata dal simbolo stampato sui cassonetti.
Ora, dal nuovo anno, il simbolo non ci sarà più: «La Caritas si è orientata a sostenere forme più locali di raccolta, recupero e redistribuzione degli abiti. Vogliamo favorire – sottolinea don Favaro – il volontariato che, più della grande macchina, è in grado di valorizzare non solo il vestiario ancora riutilizzabile ma anche i rapporti con le persone. Il tutto a chilometri zero, per una carità locale e diretta».
Perciò, in questi giorni, una lettera è stata indirizzata a tutti i parroci della Diocesi per informarli del cambio rispetto ai cassonetti gialli. Ma anche per informare i gruppi Caritas di parrocchie, collaborazioni e vicariati che c’è la disponibilità della Caritas diocesana a sostenere piccoli investimenti che migliorino l’attività di raccolta e recupero del vestiario usato da destinare a chi ha bisogno.