In dodici mesi un salto indietro di oltre cinque anni. Come era facile immaginare, la crisi innescata dal Covid ha colpito in modo significativo i redditi dei veneziani. È questo il quadro che emerge dall’analisi statistica dei 730 elaborati dal Caf Acli Venezia nel corso della campagna fiscale 2021, terminata a fine settembre. Un’analisi che, grazie all’elevato tasso di fidelizzazione degli utenti delle tredici sedi del centro di assistenza fiscale delle Acli, dislocate in tutta la provincia, permette un significativo confronto con i numeri degli anni scorsi. “L’87% degli utenti dell’ultima campagna fiscale – sottolinea Cristian Rosteghin, direttore del Caf Acli Venezia – aveva presentato il 730 tramite i nostri uffici anche nel 2020. Per rendere più significativo il confronto abbiamo dunque tenuto in considerazione solo questo campione: “solo” per modo di dire, dato che si tratta di oltre 18 mila contribuenti”.
Il dato principale è il reddito medio dichiarato nel 2021 (riferito ovviamente al 2020) dai contribuenti veneziani che si sono rivolti al Caf Acli: 20.916 euro, 470 in meno rispetto ai 21.386 dello scorso anno, quando i redditi erano ancora riferiti al periodo pre Covid. “In un solo anno – sottolinea Rosteghin – i nostri utenti hanno perso 8,7 milioni di euro. Rispetto al 2020 c’è un calo del 2,2%, che vanifica il lento aumento dell’1,5% registrato complessivamente tra il 2016 e il 2020 secondo le nostre serie storiche”.
Si confermano così tutti i segnali di aumento delle difficoltà economiche che le Acli di Venezia avevano già sottolineato nei mesi scorsi, sempre analizzando i dati di accesso ai propri servizi Caf e Patronato. “Un dato facilmente prevedibile – commenta Paolo Grigolato, presidente delle Acli provinciali di Venezia -, visto che quest’anno i 730 hanno “analizzato” i redditi del 2020, l’anno della pandemia e della conseguente crisi economica che ha pesantemente toccato in particolare il territorio”. Non a caso Venezia, con la crisi del turismo e del suo indotto, registra un calo ben più marcato rispetto alla media provinciale: i redditi dichiarati dai contribuenti residenti nel comune calano da 22.590 a 21.888 euro: 702 euro in meno, il doppio dei 356 persi nel resto della provincia.
Quasi scontato, vista la situazione generale, il dato generazionale: se i redditi da pensione sono calati in media di appena 28 euro, per quelli da lavoro dipendente la riduzione arriva a 818 euro, con una punta di 999 euro tra i lavoratori uomini. Dato che trova conferma nell’analisi per fasce d’età: in età lavorativa tra i 35 e i 64 anni, il calo medio è di circa 800 euro, con una punta di 869 euro tra i 55 e 64 anni. Sopra i 65 anni invece la diminuzione è oltre cinque volte più bassa, 153 euro. Crescono a sorpresa di 612 euro i redditi medi degli under 25, ma su questo dato potrebbe pesare l’esiguità del campione analizzato.
Altra nota dolente le disuguaglianze sistemiche tra le diverse categorie sociali. Si riduce di circa 400 euro la forbice tra uomini e donne (che rimane comunque attorno agli 11 mila euro), aumenta per lo stesso ammontare quella tra contribuenti nati in Italia e contribuenti nati all’estero (21.379 euro contro 15.733): in quest’ultimo caso si è tornati indietro esattamente di cinque anni. “Si rinforzano – conclude Grigolato – tutte le fratture che, a livello reddituale e non solo, dividono internamente le nostre comunità. Fratture aggravate dal quadro generale, in cui tutte le categorie, nessuna esclusa, vedono ridotte le proprie opportunità economiche. Una situazione che finisce per potenziare il senso di smarrimento e paura che abita tutti noi dall’inizio dell’emergenza. La speranza è che, con la ripresa economica, l’anno prossimo ci si ritrovi a commentare dati migliori. Nel frattempo, anche come terzo settore, dobbiamo moltiplicare gli sforzi affinché nessuno sia lasciato indietro”.