La Cina sta tornando alla normalità. Ma per farlo ha adottato misure rigidissime cui tutti si sono attenuti rigorosamente. “Per un mese e mezzo le strade sono state praticamente deserte, si girava esclusivamente con la mascherina. Fin da subito, poi, sono stati attuati i controlli della temperatura alle persone: agli ingressi della metropolitana e dei supermercati. Qui, con il passare dei giorni, si trovava una quantità e una scelta di prodotti sempre più limitata. I controlli si sono allargati e intensificati, addirittura fino agli ingressi delle abitazioni private”. Lo racconta a GV il mestrino Riccardo Cadamuro, musicista che vive a Shanghai da circa un anno. L’esperienza cinese può aiutare a comprendere, anche qui in Italia, come sia possibile uscire dall’epidemia. Ma fa capire anche come sarebbe stato necessario adottare misure severe fin da subito. “Mi sento di sottolineare come la situazione sia stata gestita in modo efficiente dal governo cinese: non appena è stata accertata la pericolosità del Covid-19, ha subito avvisato i cittadini di tutte le misure di sicurezza da prendere, quali: evitare le zone affollate, lavarsi frequentemente le mani, uscire solo in caso di necessità, utilizzare la mascherina modello KN95, tenere pulito l’ambiente e altre ancora”.
Non solo: “Per più di un mese – racconta il chitarrista che gestisce il dipartimento di chitarra dell’Accademia musicale Lizard in Cina – ho ricevuto nel telefonino più di un messaggio al giorno (in lingua cinese) che mi comunicava le misure preventive. E’ stato chiaro a tutti che il problema era sociale e dunque c’era bisogno di mettere in atto e sviluppare ancor più un senso civico e morale da permetterci di affrontare la situazione non solo per noi stessi, ma anche per gli altri, a partire dalle fasce di popolazione più debole. Sono fermamente convinto che a Shanghai i numeri di contagio e di decesso sono stati contenuti grazie alle precise informazioni date dal governo e dalla tempestiva risposta dei cittadini a questa emergenza sanitaria”.
Ora la situazione sta tornando alla normalità, anche se proprio in questi giorni (venerdì) sono stati bloccati tutti i voli da e per la Cina: “Questo per tutelare da possibili contagi provenienti dall’esterno. Intanto però le persone che lavorano stanno rientrando in ufficio, alcune aziende permettono lo “smart working”. Le strade cominciano a ripopolarsi, i ristoranti a riaprire, anche se tutti indossiamo ancora la mascherina e continuano incessantemente i controlli della temperatura, strumento evidentemente indispensabile per tenere la città sicura. Le scuole sono ancora chiuse come pure alcunea attività economiche, purtroppo alcune resteranno chiuse per sempre. I ristoranti che hanno riaperto sottopongono i clienti all’ingresso al check della temperatura corporea. Successivamente, gli viene consegnato un modulo da compilare in cui scrivere nome, cognome e numero di telefono: in tal modo, se viene riscontrato che un cliente del ristorante è stato infetto, a posteriori è possibile contattare immediatamente tutti i clienti del locale. Inoltre in molti locali il personale richiede di visionare tramite l’app del telefono WeChat o Alipay (i due metodi di pagamento più utilizzati in Cina, e in Cina si paga praticamente sempre con il telefono…) tramite la quale si ha accesso ad un QR code che identifica gli itinerari percorsi negli ultimi 40 giorni chiunque non abbia una di queste due applicazioni che consente di eseguire questo controllo non viene ammesso nel locale”.
Adesso si pensa a far ripartire l’economia cinese: “Gli interventi sono orientati soprattutto su agevolazioni e sconti fiscali”. Va anche detto che il quadro economico cinese è normalmente molto più in salute di quello italiano e avrà più facilità a ripartire.
Vista da Shangai, la situazione italiana appare drammatica. “Quando è scoppiata l’epidemia qui avevo pensato di rientrare. Ma con il senno di poi sono contento di non averlo fatto. Vedo che in Italia la situazione è molto grave, per questo, consiglierei agli italiani di ascoltare solamente gli avvisi e le informazioni dei professionisti che hanno una preparazione medica e trattano in modo scientifico questa emergenza sanitaria. Sono molto preoccupato per la mia città, Venezia: ci sono difficoltà generalizzate e sono a conoscenza di molte associazioni che in questo periodo molto critico non riescono a trovare le risorse necessarie a mantenere il proprio patrimonio artistico, che solitamente si regge su eventi e sul pubblico pagante ai musei”.
Cadamuro è particolarmente legato alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista: “Mia cugina Cristina Scarpa è direttrice – spiega – e con lei ho avuto il piacere di collaborare in una delle numerose attività create e sviluppate dalla Scuola”. Proprio grazie al Guardian Grande Franco Bosello Gente Veneta ha potuto mettersi in contatto con il musicista. “Sono fortemente preoccupato dal punto di vista storico artistico per queste istituzioni. Pensando alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, quest’anno ricorrono i 650 anni dalla reliquia della croce ed erano previsti numerosi eventi celebrativi, che sono stati cancellati. Saranno importanti più che mai le donazioni”
Serena Spinazzi Lucchesi