Idati statistici sulla diffusione del Coronavirus mostrano il Brasile tra i paesi dove la pandemia si sta diffondendo con ritmo sempre piú accelerato. E purtroppo è vero! Ogni giorno i mezzi di comunicazione informano sul numero crescente di infettati e di morti.
Pare che il Coronavirus sia stato portato in Brasile agli inizi di febbraio da due turisti cinesi. La sua tournée brasiliana è iniziata dalle classi alte, quelle che viaggiano di più dentro e fuori dal Paese. Si è difuso molto rapidamente tra la classe media ed è entrato nelle favelas, dove vive il “popolo in piú’ del Brasile.
Ora sta diventando padrone delle favelas, dove gli appelli incessanti delle autorità a “stare in casa”, lavarsi le mani, usare la maschera, evitare agglomerazioni di gente non hanno nessun senso.
Le favelas sono ambienti senza o con poche strutture igieniche di base, con case e baracche molto precarie, tirate su alla rinfusa, senza un piano regolatore. L’invito delle autorità a stare in casa significherebbe in concreto, per questa gente, ammucchiarsi in spazi angusti, senza un minimo di conforto, con igiene precaria, vivendo con tante persone e dormendo nella stessa stanza.
Tutta questa gente ha bisogno di lavorare, nei mille lavori precari e informali che garantiscono la sopravvivenza, giorno per giorno. Stare in casa significherebbe non lavorare e quindi non avere da mangiare.
Per questo le direttive della quarantena, per i favelados, suonano come una ironia, una offesa alla loro miseria: è tanta gente che non ha diritti e sopravvive alla giornata.
In questo periodo è normale vedere le strade del centro delle città totalmente deserte e i “carruggi” delle favelas rigurgitanti di gente che va e viene: è una situazione ideale per la diffusione del virus. Di fatto i dati statistici provano che la diffusione del virus oggi si dà soprattutto nelle favelas.
Cosí la situazione di povertà di tanti brasiliani sta determinando una vera minaccia per la salute pubblica del Paese. Ancora una volta rimane provato che l’impoverimento delle masse popolari non è un affare per nessuno, neanche per i ricchi!
Una delle conseguenze della crescita del contagio è la prospettiva del collasso del sistema sanitario, che in Brasile già di per se è molto precario. Già abbiamo ospedali strapieni, mancanza delle attrezzature necessarie per combattere il virus, cimiteri troppo piccoli per accogliere i tanti morti da sepellire ogni giorno… Questo problema si sta verificando anche in altri Paesi, ma qui in Brasile sta diventando una catastrofe!
Alla crisi sanitaria si unisce ora la crisi economica. Come in altri Paesi, c’è il rischio molto concreto di un collasso dell’economia. Il governo ha cominciato a distribuire un sussidio per compensare la mancanza di salario di tanta gente che non può lavorare. Ma fino a quando questo potrà durare? Non si sa.
ùIl quadro della situazione brasiliana si sta complicando ancora di più per merito dell’attuale presidente Bolsonaro. Fin dall’inizio egli ha sottovalutato la gravita della minaccia, definendo la pandemia una “influenzetta che passerà presto”.
In nome delle esigenze dell’economia, che sta andando a picco, egli difende l’apertura delle attività, anche se ci saranno molti più morti. Per dare il “buon esempio”, quasi ogni giorno si esibisce in gesti teatrali, mostrando totale disprezzo per le disposizioni di restrizione e di prevenzione emanate dal ministero della Salute e dai governi dei vari Stati.
Il ministro della Salute Mandetta è stato dimissionato un mese fa, perché disobbediva alle volontà del presidente. Venerdí scorso il nuovo ministro Nelson Teich, dopo un mese di mandato, si è dimesso in segno di protesta.
Bolsonaro ogni giorno si inventa un problema nuovo, litigando con tutti, e la sitazione politica del Paese sta diventando pericolosamente instabile.
In questa situazione ci sono però molti segni di speranza e di vita. Penso agli eroi della salute: i medici e infermieri che negli ospedali stanno lottando per salvar vite umane, mettendo a repentaglio la loro vita. Penso alle tante iniziative di solidarietà che stanno fiorendo un po’ dovunque, in Brasile come in Italia e in tutto il mondo, per aiutare chi ha bisogno. L’augurio è che questa tragica esperienza possa aiutare l’umanità intera a essere più unita, più giusta e solidale.
Frei Mariano S. Foralosso
(frate Domenicano, da San Paolo del Brasile)