Dopo un anno, finalmente, si rivede la luce: Colonia Venezia è tornata ad aprire le sue porte ai bambini e ai ragazzi. Dal 22 febbraio sono 30 i piccoli ospiti (15 al mattino e 15 al pomeriggio) che possono entrare nella struttura e viverla come hanno sempre fatto: giocando, imparando, facendo amicizia e, soprattutto, stando alla larga dai pericoli o dal vuoto della strada. Molto meno delle presenze medie ordinarie – 250 – ma comunque un segnale di ripresa.
«È stato un anno molto difficile: la pandemia è un colpo tremendo per la Colonia Venezia, per Peruibe e per il Brasile»: è la sintesi di Ivalter Jackson, 41 anni, uno dei responsabili del centro di accoglienza per minori, fondato una trentina d’anni fa dal Domenicano veneziano, padre Giorgio Callegari (1936-2003). Colonia Venezia, infatti, dal marzo 2020 è stata costretta alla chiusura.
I 250 bimbi e ragazzi che, terminata la scuola, ogni giorno ne solcavano l’ingresso, hanno dovuto rimanere a casa: troppo alto il rischio di contagio. «Due sole cose abbiamo potuto fare in questi mesi», ricorda Ivalter: «Una è stata preparare del materiale didattico e consegnarlo ai bambini affinché lo usassero a casa. L’altra è stata il confezionare delle “ceste basiche”, con generi alimentari necessari per il sostentamento delle famiglie più in difficoltà». Già, perché oltre allo stop dell’accoglienza e della didattica, gli ospiti del centro a Peruibe e i loro familiari hanno dovuto subire le conseguenze della crisi economica: «La città di Peruibe dipende dal turismo», chiarisce Jackson. In pieno parallelismo con Venezia, da cui la Colonia prende il nome, la città brasiliana vive grazie ai turisti che, soprattutto dalla megalopoli di San Paolo (dista 160 chilometri) si riversano qui, per fare il bagno nell’oceano. E di turisti, in quest’ultimo anno, se ne sono visti pochi. Perciò il reddito di chi lavora per accoglierli è crollato e la crisi si sente.
«Per fortuna – riprende il responsabile della Colonia – una grande azienda di San Paolo ci regala 4900 reais al mese (circa 750 euro, ndr), con cui compriamo cibo e realizziamo le “ceste basiche”». E per fortuna che un aiuto importante continua a venire dalla città di Venezia che, fin dai tempi di padre Callegari, è legata alle sue opere e le sostiene tuttora, soprattutto grazie all’associazione per tanti anni presieduta da Anna Maria Maresca Gabrieli. Ma se non bastasse il parallelo con la Venezia azzoppata nella sua prima risorsa, il turismo, c’è anche quello con la Venezia dell’acqua alta: «In gennaio abbiamo avuto un’inondazione, con le piogge più abbondanti mai registrate a Peruibe. Abbiamo avuto frane e strade distrutte e anche in Colonia abbiamo avuto acqua dappertutto e danni. Ora siamo riusciti a risistemare e la riapertura ci rincuora, ma è stato un anno complicato».
Giorgio Malavasi