Un bambino tra i 3 e 12 anni, che abbia contratto tre mesi fa il Covid e ne sia guarito, ha protezione zero contro la variante Omicron. Nel senso che, al contatto, ne viene contagiato. Lo stesso bambino ha un’altra protezione se vaccinato.
E un adulto, che abbia ricevuto la seconda dose di vaccino cinque mesi fa, ha una protezione residua molto bassa, del 5%, rispetto a Omicron. Ma se riceve la terza dose la protezione sale al 75%.
Sono due dei dati che escono dalla ricerca condotta in diciotto giorni da un team di ricercatori dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, guidato da Francesco Bonfante (al centro nella foto d’apertura).
Uno studio condotto su 219 tamponi positivi – cioè su 219 quantità di virus vivi, provenienti da altrettante persone infettate – raccolti il 20 dicembre in Veneto.
La ricerca, presentata lunedì 27 durante il punto stampa del presidente della Regione Zaia, nella sede della protezione civile a Marghera, dice innanzitutto che la variante Omicron è presente nell’8% dei 219 casi studiati. Significa che in Veneto è entrata e anche in maniera omogenea: i casi rilevato provengono da tutte le province. «Si può ipotizzare – aggiunge con molta cautela la direttrice dell’Istituto, Antonia Ricci – che all’inizio di febbraio la Omicron diverrà la variante prevalente nella nostra regione. Ma proprio perché è molto contagiosa, è importante fare il possibile per rallentarne la corsa, almeno finché la stragrande parte dei cittadini non avrà ricevuto la terza dose».
Il richiamo, infatti, risulta molto efficace. Se in tre casi su quattro di contatto con il virus consente di evitare l’infezione, «si arriva – riprende Bonfante – al 93% di protezione da malattia grave». (G.M.)