Il Veneto ha dimezzato il consumo di antibiotici nei bambini negli ultimi 10 anni. Il dato, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, è emerso al 29° congresso nazionale dei pediatri della Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (Sipps) che si è svolto la scorsa settimana a Venezia. E’ noto che nel mondo, e in particolare in Italia, si abusa degli antibiotici. Un abuso che riguarda gli adulti, ma anche i bambini, che si trovano sotto la potestà dei genitori.
In Veneto, dal 2002 è stato sottoscritto un accordo tra Pediatri e Regione per promuovere un uso appropriato degli antibiotici nelle principali patologie pediatriche: «Si tratta di un progetto (chiamato Percorsi diagnostico-terapeutici e inserito all’interno di un progetto più generale dal nome Progetto Cure Primarie) nato dai pediatri stessi che si sono accorti del bisogno di migliorare l’appropriatezza prescrittiva e che ha previsto una fase prima di formazione dei pediatri e successivamente una di monitoraggio delle ricadute del progetto», ha spiegato a GV, a margine del congresso, Valter Spanevello, per 10 anni presidente del Centro Studi per la Formazione e la Ricerca in Pediatria in Veneto, già presidente della Fimp (Federazione italiana medici pediatri) del Veneto.
Informazione e monitoraggio. Il risultato è che nell’arco di 10 anni in Veneto la prescrizione antibiotica verso i bambini si è quasi dimezzata. Due le ragioni: da una parte l’aver centrato meglio la scelta degli antibiotici per quanto riguarda il tipo di molecole da utilizzare.. Dall’altra parte la continuità dell’impegno profuso da parte delle singole aziende sanitarie nel sostenere i progetti di monitoraggio e quindi di valutazione: «Dove questo impegno è stato maggiore, i risultati sono stati migliori, dove è stato inferiore o carente o talvolta assente, i risultati sono stati al di sotto della media. Ma per fortuna – chiosa Spavenello – la maggior parte delle Asl venete si è data da fare e i risultati si sono visti perché, come detto, in 10 anni si èverificato un dimezzamento nelle prescrizioni di antibiotici nei bambini».
Conta il rapporto di fiducia pediatra-genitore. Fondamentale, poi, l’azione di informazione fatta dai pediatri verso i genitori: «Capita talvolta che i genitori non ascoltino i consigli dei medici. Ma c’è da dire che il rapporto di fiducia che esiste tra pediatra e genitore nel caso della prescrizione degli antibiotici non si ferma a una singola occorrenza – spiega Spavenello – ma viene declinato e ripetuto più volte nel corso dell’esperienza di crescita del bambino e quindi il pediatra ha più occasioni per ritornare sull’argomento e illustrare le proprie scelte. Spiegando la disponibilità a verificarne gli effetti, ciò fa sì che il genitore impari a fidarsi e “ascolti” di più. Inoltre si fornisce ai genitori anche del materiale informativo – di modo che emerga con chiarezza che talune decisioni del pediatra non sono “estemporanee” – nell’àmbito di un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco». Infine di recente i pediatri veneti sono stati coinvolti pubblicamente nella rivisitazione delle linee guida. «Ne è conseguita una rimotivazione degli stessi pediatri rispetto a questi temi portando in evidenza quelli che sono stati i pochi cambiamenti che si sono avuti in questi anni rispetto alle raccomandazioni precedenti e rinforzando tutte quelle che sono rimaste valide. Questo è un lavoro – conclude Spavenello – che è stato fatto nel 2015 coinvolgendo non solo direttamente i pediatri ma anche le nove differenti associazioni di pediatri presenti in Veneto che fanno anche formazione e ricerca, coordinate dal centro studi regionale e in definitiva sono un forte motore di coinvolgimento e di stimolo alla crescita culturale dei pediatri veneti».
Marco Monaco