Il Covid fa anche vittime indirette. Sono le persone fragili per la dipendenza che hanno all’alcol. «La pandemia – rileva Alessandro Pani, direttore del Servizio Dipendenze dell’Ulss 3 – ha senz’altro contribuito ad una maggior diffusione dell’alcol, soprattutto tra chi già ne faceva uso. Durante la fase del lockdown abbiamo rilevato ricadute nell’uso di alcol da parte di utenti che alla fine del 2019 erano ben stabilizzati».
È così: l’emergenza da Coronavirus, con i suoi esiti su lavoro, economia, tempi e stili di vita, indebolisce le difese di chi sta faticosamente cercando di rinsaldare la sua fragilità. E la conseguenza è il ricascarci.
I numeri delle persone prese in carico dal Serd, in effetti, l’anno scorso non sono cambiati molto rispetto all’anno precedente. Ma non sono neppure diminuiti, anzi: l’anno scorso le cinque sedi SerD dell’Ulss 3 (Venezia, Mestre, Dolo, Mirano e Chioggia) hanno trattato 988 persone (709 uomini e 279 donne) di cui 184 nuovi ingressi (121 uomini e 63 donne).
Nel 2019 le persone trattate per disturbo da uso di alcol erano state 960 (692 maschi e 268 femmine); i nuovi utenti erano stati 211 (157 uomini e 54 donne).
Un leggero incremento, dunque. Ma soprattuto la percezione, per i medici e gli operatori del servizio, di una situazione appesantita: «Sulle ricadute hanno influito – spiega il dott. Pani – l’isolamento, la riduzione o perdita del lavoro, la stretta convivenza familiare che in alcuni casi ha acuito conflitti, l’inoperosità, la forzata chiusura di gruppi di auto-aiuto, la ridotta possibilità di inserimenti comunitari…».
In questa fase critica l’impegno degli operatori dei Serd, delle comunità, delle associazioni di volontariato è stato costante, anche se a volte forzatamente diverso nelle modalità: «Quando non è stato possibile l’incontro in presenza, gli operatori hanno mantenuto stretti contatti con l’utenza per telefono o video, garantendo supporto e aiuto».
Va anche ricordato che tutte le sedi Serd dell’Ulss 3 offrono alle persone con problemi legati all’alcol e ai loro familiari percorsi di valutazione, diagnosi, trattamento e riabilitazione grazie a personale multi-professionale qualificato. L’accesso è gratuito, non è richiesta l’impegnativa del medico di medicina generale e viene garantita la massima riservatezza.
In generale, comunque, si è confermato il profilo dell’utente medio: età media 51 anni (solo il 3% dei pazienti ha meno di 30 anni), per il 90% dei casi si tratta di persone italiane. In più del 50% dei casi la scolarità è bassa e non supera la licenza media.
Un alcolista su due ha lavoro stabile e solo uno su 4 è disoccupato; usualmente, uno su due è coniugato o convivente.
Il 12% delle persone con disturbo da uso da alcol fa uso anche di altre sostanze secondarie, soprattutto cannabis o cocaina.
E spesso l’abuso di alcol si associa al gioco d’azzardo patologico. Il luogo maggiormente frequentato dal giocatore problematico è il bar, assieme alla tabaccheria: il gioco preferito è infatti quello delle slot machine.
Giorgio Malavasi