«Bisognava evitare che ci fossero degli scontri, evitare che il territorio e gli abitanti e questi gruppi di persone arrivassero a tensioni troppo alte, ma anche che le forze dell’ordine dovessero compiere degli atti di forza. Perché gli atti di forza dividono sempre, anche dopo che sono stati compiuti. Quindi l’interesse e la volontà, da parte del Patriarcato di Venezia, sono stati quelli di aiutare in un momento di emergenza».
Sono le parole del Patriarca, che torna a spiegare le ragioni del gesto di accoglienza, che ha consentito, nella notte fra giovedì 16 e venerdì 17 novembre, di accogliere 212 migranti usciti dall’ex caserma di Cona, per protesta contro le condizioni in cui si trovavano.
Un’accoglienza, sottolinea ancora mons Moraglia, decisa in un momento di emergenza, coordinando l’intervento della Diocesi con le istituzioni, con il Prefetto e con il Questore. «Ma l’emergenza non è ordinarietà. Le regole dobbiamo cercare di osservarle tutti, cittadini di antica data e nuovi venuti che bussano alla nostra porta. Perché le regole sono importanti».
Da ciò un nuovo appello «grande e forte» alla politica: «Noi siamo sul territorio, siamo l’ultimo anello come comunità che vive questa zona e dobbiamo poter contare su una politica che non scarichi tutto sul territorio, che non scarichi tutto sull’ultimo anello, il quale vuole sì fare la sua parte, ma non può risolvere il problema. La risoluzione è compito della politica locale, nazionale e internazionale».