Giovedì 25 aprile, per il terzo anno consecutivo, la parrocchia di Monastier (Treviso) fa la “Rogazione Maggiore”. Una antica processione devozionale per implorare da Dio i beni spirituali e chiedere la protezione “A peste, fame et bello libera nos Domine”, “A fulgure et tempestate libera nos Domine”.
Una protezione da mali che, declinati oggi – spiega monsignor Luigi Dal Bello parroco di Monastier – suonano così: la moderna Peste è rappresentata dalle malattie devastanti come il cancro; la moderna Fame dalle crisi occupazionali e produttive; il Bellum – in latino guerra – consiste ora nelle guerre e negli attentati con innumerevoli vittime innocenti in ogni parte del mondo, come quelle recenti in Sri Lanka; e la moderna Fulgure è l’incuria e il degrado della Terra.
Tutto ciò si presenta oggi come il grande Male che deve essere combattuto con ogni mezzo. Anche con la preghiera: «Quest’anno in particolare – prosegue mons. Dal Bello – vogliamo ricordare e pregare per i cristiani che sono perseguitati in vari paesi del mondo a motivo della loro fede, come abbiamo drammaticamente visto nello Sri Lanka. In un contesto in cui le persone cercano di risolvere i problemi diversi con i propri mezzi e le proprie forze fisiche ed intellettuali, è sempre un grande valore ricorrere alle energie spirituali, soprattutto alla preghiera di invocazione rivolta al Padre per mezzo di Gesù, suo Figlio e di molte persone amiche che sono i giusti e i Santi che vivono nel Signore. L’invito è di riscoprire e continuare a coltivare questi valori che fanno parte sia della tradizione religiosa del nostro popolo, sia della vita di fede di una comunità credente e cristiana.
La rogazione partirà alle 8.30 da “Villa delle Magnolie” a Monastier, sede del Centro Servizi per gli anziani.
Ad ogni pellegrino, e anche ai bambini presenti, verrà consegnata una croce di legno da portare al collo. La croce, come vuole il rito della rogazione, viene dalla terra: è stata realizzata dagli anziani ospiti del centro Servizi con i tranci di vite dei vigneti dei campi, annodati a croce. Ad ognuna viene appeso un filo di corda che ogni pellegrino porterà al collo.