Le offerte di carità, assieme ai consistenti contributi dell’8×1000, permettono di aiutare all’incirca 1200 persone, cioè 500 famiglie.
Sono i numeri dell’Emporio della solidarietà realizzato e gestito dalla diocesi di Chioggia, attraverso la Caritas.
Sito nella prima periferia del centro storico, ha come bacino tutto il comune di Chioggia. Questo grazie a una ventina di volontari tra il Centro di ascolto alla persona e la distribuzione concreta.
«L’esperienza della Caritas – spiega don Yacopo Tugnolo, direttore della Caritas diocesana di Chioggia- nasce dall’intenzione di superare un’idea di carità che delegava a pochi filantropi e/o ad alcune istituzioni religiose l’attenzione ai poveri. Paolo VI pose con forza la necessità di giungere ad una vera corresponsabilità ecclesiale nell’impegno caritativo, percepito ancora nella seconda metà del Novecento più come “problema privato” che da vivere comunitariamente nelle comunità cristiane. Per Caritas parlare di testimonianza della carità vuol dire riflettere sull’essere comunità a partire dai poveri, da chi è meno tutelato nei propri diritti. Per questo l’impegno pedagogico della Caritas si fa metodologia d’azione per portare la comunità cristiana e le sue articolazioni territoriali (parrocchie) e personali (gruppi) a prendere coscienza delle situazioni umane di bisogno sapendone leggere le cause, condividere le responsabilità e fornire risposte continuative, adeguate ed impegnative che siano segno di riconoscimento dell’essere comunità cristiana».
Sul solco di questa teoria, sono nate le Opere Segno, la cui essenza è soprattutto educativa. Nasce così l’Emporio della Solidarietà di Chioggia, come frutto del Giubileo della Misericordia del 2015-2016. Un segno concreto di come la Chiesa clodiense manifesti il suo volto di misericordia.
«Il fine dell’Emporio – prosegue don Tugnolo – non è un mero assistenzialismo ma, anche logisticamente, è una sorta di negozio, dove si è invitati a recarsi almeno due volte al mese, potendo scegliere ciò di cui si ha bisogno. Non solo pasta, olio, pomodoro e tonno, ma la rete intessuta con le società agricole locali, oltre ai supermercati attraverso le eccedenze, permette alla persona di fare “la spesa” domestica, avendo una sorta di educazione alimentare, oltre anche alla cura della persona stessa con prodotti per l’igiene personale e della casa».