Questa elezione spacca l’America a metà, in due fazioni che non solo si fronteggiano, ma si odiano. Per questo le elezioni del 3 novembre saranno partecipatissime. Chi quattro anni fa è stato a casa perché tanto Trump non poteva vincere, quest’anno non farà lo stesso errore. Chi invece l’ha votato, visto che è stato eletto per una manciata di voti, ora torna fuori in massa per riconfermarlo.
Comanda la paura. La cosa strana è che comanda la paura. Nessuna delle due fazioni spera semplicemente che vinca il proprio candidato, ma soprattutto teme che vinca l’altro. L’impressione è che nessuno dei due piaccia veramente. A parte lo zoccolo duro dei Trumpiani che lo amano nonostante tutto, ci sono i repubblicani che hanno paura di Biden. Temono che trasformi l’America in un regime socialista, mentre i cristiani temono che Biden liberalizzi l’aborto avanzato. Dall’altra parte, ci sono i democratici che invece vedono il presidente come fumo negli occhi e soffrono profondamente da quattro anni. Non che amino veramente Joe, ma chiunque è meglio di Donald.
America divisa. Fatto sta che le famiglie si spezzano, i vicini si guardano in cagnesco. Si stagliano dei gruppi ben chiari: gli afroamericani votano per Biden, in chiesa si suggerisce Trump. I pensionati per Trump, gli insegnanti per Biden. La società si divide in due visioni del mondo per cui anche le mascherine sono un’opinione politica. Il penultimo dibattito aveva dato un segnale di questa estremizzazione: i candidati si ridicolizzavano e non si lasciavano parlare. Difficile da guardare. Nell’ultimo dibattito, invece, spegnendo i microfoni come con i bambini, la gente ha tirato un sospiro di sollievo. L’atmosfera si scalda in questi ultimi giorni. Si temono brogli e intimidazioni, ma non è difficile votare. Non c’è solo un giorno di elezioni, ma più di due settimane. Non si deve uscire di casa, perché le schede possono arrivare a casa e venire rispedite per posta o lasciate in un seggio.
Gli slogan. La propaganda elettorale nelle strade ha stili diversi. Le bandiere dei repubblicani sono enormi e colorate. Almeno qui, a poche miglia dalla villa di Trump, sono dovunque, sui balconi e sui tetti, su macchine e barche. Per strada bancarelle improvvisate vendono “Trump merchandise” (magliette e cappelli). La pubblicità democratica è meno appariscente, ma più sottile. Si va dai cartelli che dicono “You are fired 2020” (“sei licenziato”, riferendosi allo show televisivo del Trump pre-presidenza) a quelli che dicono “Io voto per chi crede nella scienza e lascia parlare gli altri.” L’Università di Florida Atlantic cura una mostra virtuale sulla retorica elettorale, dai gadget alle bandiere. Il titolo dato dalla curatrice Jane Caputi, la dice tutta: “Political Pandemonium” (Visitabile in questo sito: https://www.politicalpandemonium2020.com/).
Ilaria Serra
(corrispondente di GV dagli Usa)