«Alcuni potevano pensare che la mafia non fosse radicata se non in quelle terre storicamente considerate mafiose. Invece ormai sono decenni che sappiamo che la mafia si inserisce là dove ci sono flussi ingenti di soldi e dove c’è del potere da spartire».
Lo afferma il Patriarca all’avvio della tre giorni dell’assemblea dei familiari delle vittime innocenti delle mafie della rete di Libera, che si sta aprendo in questi minuti all’Auditorium Venezia Terminal Passeggeri, a Venezia.
«La Chiesa – afferma mons. Moraglia – non può chiudere gli occhi su una realtà che interseca dolorosamente le nostre comunità, realtà, famiglie e lavoratori. La Chiesa vuole condividere la sofferenza e il disagio e vuole essere presente come una realtà che non guarda tanto al consenso o al successo, ma guarda alle persone concrete e ai guasti che le mafie di ogni tipo instillano in un tessuto sociale».
Soprattutto, sostiene ancora il Patriarca, riguarda il fatto che le mafie «generano un modo di relazionarsi profondamente sbagliato, che rischia di essere percepito dagli adolescenti come un modo vincente di rapportarsi alla realtà. Noi, invece, dobbiamo dire che la mafia è una strada senza futuro. E dobbiamo anche dire che le mafie vogliono il disinteresse della società verso questo problema, mentre la Chiesa vuole essere presente come una realtà che si interessa e sostiene le coscienze».
Secondo mons. Moraglia va sempre ricordato ciò che don Luigi Sturzo, grande sacerdote e politico, diceva: cioè che la mafia è in Sicilia, ma forse la testa della mafia non è in Sicilia ma è a Roma. «La mafia non è la piccola organizzazione – rimarca ancora mons Moraglia – che riguarda la vita dei paesi: è la grande mafia che non potrebbe vivere nelle contrade se non avesse un sistema tentacolare con un cervello posto là dove c’è il potere. Per questo il nome giusto della mafia è piovra: una piovra che ti porta dalla culla alla tomba, ponendosi come garanzia della tua vita. Togliere futuro a questa organizzazione criminale è la proposta giusta da portare avanti con molta forza». (G.M.)